[da Nazione Indiana]
Non abbiamo gli elementi per esprimere un giudizio approfondito sulla vicenda processuale che portò molti anni fa alla condanna all’ergastolo di Cesare Battisti, da quindici anni rifugiato in Francia. Né abbiamo alcuna comprensione nei confronti delle logiche del terrore di qualsiasi provenienza né insensibilità verso la sofferenza di coloro che ne sono stati e ne sono vittime.
Ma non ci sembra che vi sia giustizia nel sottoporre una seconda volta, dopo tanti anni, a una procedura di estradizione la stessa persona per la quale era già stata negata una prima volta. Sarebbe come portare di nuovo sul patibolo un condannato a cui all’ultimo momento si era deciso di commutare la pena.
Inoltre non ispira un senso di giustizia l’impressione che a dettare i tempi e i modi di questa operazione siano in realtà contingenze politiche interne, per di più da parte di un governo che, in questa stessa materia, si è generalmente distinto nella pratica dei “due pesi e due misure” (rogatorie, immunità parlamentare, rifiuto di ratificare il mandato di cattura europeo….) e nell’attacco frontale alla Magistratura del nostro paese.
Ci uniamo perciò all’appello rivolto alle autorità francesi affinché non si prestino a un gioco che più che agli interessi della giustizia e della verità sembra obbedire a logiche di altra natura.
Sergio Baratto, Carla Benedetti, Ivano Ferrari, Andrea Inglese, Antonio Moresco, Tiziano Scarpa, Giorgio Vasta, Dario Voltolini