[da Repubblica, 5.2.04, un articolone sui blog, di Loredana Lipperini]
“CLICK LIT”, LETTORI IN RETE
– come il web sta cambiando i rapporti tra scrittori e pubblico –
Internet ha creato una comunità: nascono forum sui libri e i blog creano un circolo virtuoso tra chi legge e chi pubblica. In Italia il fenomeno è ancora circoscritto ma in espansione. I promo dei romanzi copiano i videoclip del rock. Ma per alcuni non vengono utilizzate tutte le possibilità che oggi sono a disposizione. Fino a qualche tempo fa si riteneva che l´e-book fosse il punto di svolta dell´editoria
di LOREDANA LIPPERINI
Se, per esempio, si vuole capire il punto di vista di Cheryl Anway, si fa clic sulla sua immagine, e si vedono le strade di Vancouver, dove ha vissuto e dove è morta, giovanissima, durante una sparatoria. Ma si può anche scegliere di esplorare i mondi del ragazzo che Cheryl aveva segretamente sposato, o quelli del di lui padre, e assaggiare frammenti di narrazione dove appaiono Las Vegas, le rane, addirittura il Paradiso. La trama non sarà chiara: atmosfere ed emozioni, sì. E´ un trailer, certo: ma di un romanzo, Hey Nostradamus! di Douglas Coupland.
Il promo è visibile e ascoltabile su Internet (www.heynostradamus.com), e non è il solo esempio di quella che sul Guardian è stata definita “Click Lit”: altri casi di letteratura cliccabile riguardano il video, bellissimo, ispirato a Baghdad Blog di Salam Pax, (www.thebaghdadblog.com/promo), o quello interattivo per Life of Pi di Yann Martel (http://pi.canongate.net/life_of_pi.htm). Naturalmente c´è altro ancora: quanto basta affinché dall´Inghilterra si guardi con interesse al genere Book Clip, possibile apripista per un marketing editoriale in grado di raggiungere lettori nuovi utilizzando il loro stesso linguaggio e il loro stesso medium, la Rete. Ma in una direzione diversa da quella prefigurata qualche anno fa, dove l´e book sembrava essere il vero punto di svolta dell´editoria. In Italia gli sperimentatori di Click Lit sono ancora pochi. Uno è Romolo Bugaro, che per il romanzo Dalla parte del fuoco, pubblicato da Rizzoli, ha realizzato un sito e un video (www.dallapartedelfuoco.net): «Non ho fatto che avvicinare la narrativa al rock – racconta – e seguire la tesi di Adorno, laddove invitava a non essere sdegnosi e ad utilizzare tutti i mezzi della modernità. Internet ha trasformato completamente il mercato musicale, e prima ancora questa funzione rivoluzionaria è stata dei videoclip. Perché non applicare lo stesso principio anche al libro? Dov´è l´ostacolo nell´estensione di un sistema che funziona così bene?».
A funzionare bene, comunque, è in assoluto l´uso che alcuni editori e non pochi scrittori italiani fanno oggi della Rete: almeno nei soggetti più avvertiti, Internet non equivale più ad una vetrina dove esporre copertina del libro e biografia dell´autore, ma è il modo più veloce e potente per mettere in comunicazione lettori e scrittori, lettori ed editori, lettori e lettori. Per creare, in una parola, comunità. I modi per farlo sono diversi: c´è chi, come Minimum Fax, ha aperto un forum assai frequentato sui propri autori, ma anche, in assoluto, sullo scrivere. La stessa strada intrapresa dai pionieri letterari di Fernandel, che già nel 1997 pubblicarono un´antologia di testi raccolti dal Web. «Allora aveva un senso – dice il direttore editoriale Giorgio Pozzi – oggi, come idea di base, è francamente superata. Ma il forum rimane: è indispensabile per mantenere vivo e attivo un sito editoriale». Ancora. Feltrinelli e Fazi hanno fatto propria la via dei blog: nel primo caso gestiti da alcuni autori (attualmente Rossana Campo, Marosia Castaldi, Allan Bay, Guido Piccoli), nel secondo caso è il direttore editoriale Simone Caltabellota a scrivere il diario della collana Lain. Tra le case editrici più grandi, è Bompiani ad aver utilizzato quasi tutte le forme possibili di interazione: concorsi letterari on line, un romanzo «moltitudine» scritto dai navigatori, le chat, i blog dei lettori. Nonché il forum gestito direttamente dall´editor-in-chief Elisabetta Sgarbi, che affronta dialoghi, proposte, polemiche, domande sulla propria vita. «Inizialmente il sito della Bompiani era stato pensato soprattutto per raggiungere un pubblico internazionale – racconta -. Poi, grazie al webmaster Corrado Spangher, abbiamo scoperto che attraverso la Rete è possibile guadagnare non tanto in libri venduti, ma in riconoscibilità. Grazie soprattutto al dialogo con i lettori, anche se fatto, a volte, di scontri: quando ho annunciato che avrei pubblicato un´antologia curata dal campionissimo di Passaparola, Ferdinando Sallustio, sono stata sommersa di proteste. Pazienza. Internet è comunque una rivoluzione nel rapporto fra editori e pubblico: al punto che vorrei seguire la via americana e mettere in quarta di copertina i giudizi dei navigatori sui nostri libri».
La rivoluzione del Web diventa più evidente quando si guarda al modo in cui editori più piccoli o gruppi di scrittori, o scrittori singoli, vivono e agiscono la condivisione resa possibile dalla Rete. Mentre, cioè, i blog delle case editrici grandi e medie tendono ad essere «chiusi», ovvero ad accogliere i commenti ma a non creare quel tessuto di rapporti che avviene attraverso i link reciproci, la pratica dei rimandi diviene la condizione prima per editori che sono a tutti gli effetti dei blogger. Due esempi fra i molti possibili: Giulio Mozzi (http://giuliomozzi.clarence.com/), direttore editoriale di Sironi, scrittore e grande animatore sul Web del dibattere letterario. E poi Jacopo De Michelis, curatore della collana Marsilio Black e titolare del blog omonimo (www.marsilioblack.tk/), da dove è possibile scoprire cosa si muove non solo nell´ambito del noir e non solo nell´editoria italiana (per dire, De Michelis è stato uno dei primi a parlare del fenomeno Click Lit): «All´inizio il blog è nato per dare visibilità alla collana – dice – ma poi mi ha preso al di là del concreto. Il blog è uno strumento di espressione libero e flessibile: un luogo per parlare delle mie frequentazioni letterarie, un modo per intrecciare rapporti di dialogo e di collaborazione. Il bello dei blog è che non sono monadi, ma fanno parte di una rete di relazioni che include i contrasti oltre alle affinità». Per De Michelis, però, l´editoria italiana sfrutta ancora poco le capacità della Rete: «Facciamo l´esempio di Amazon: in America influenza in modo impressionante il modo di vendere e promuovere libri. I navigatori-recensori stilano schede che sono tenute in grande considerazione: gli uffici stampa inviano loro le bozze dei libri, gli autori li ringraziano e spesso, come è accaduto per Dan Brown ne Il codice Da Vinci, accolgono i loro consigli. Internet dà la possibilità ai lettori di comunicare fra loro e di amplificare l´effetto passaparola. Il ruolo di mediatore classico, quello che appartiene al libraio e al critico letterario, diviene almeno pari a quello del lettore stesso».
Di fatto, ci sono lettori che hanno già contribuito alla pubblicazione di inediti: sono i «lettori residenti» de I Quindici, frequentatori dell´atelier narrativo dei Wu Ming (www.wumingfoundation.com/), che su invito dei medesimi hanno cominciato a leggere i romanzi e i racconti che venivano inviati dagli altri navigatori. Due anni dopo, sta per vedere la luce Tre Uomini Paradossali di Girolamo Di Michele (per Stile Libero di Einaudi) e nasce una rivista on line, Inciquid, dove si ritrovano alcuni dei lavori esaminati. Non è l´unico sito letterario ad ospitare articoli, racconti, recensioni, discussioni: c´è Carmilla (www.carmillaonline.com), diretta da Valerio Evangelisti, c´è Nazione Indiana (www.nazioneindiana.com), blog collettivo di un gruppo di scrittori (fra cui Helena Janeczek, Antonio Moresco, Aldo Nove, Tiziano Scarpa, Dario Voltolini). E c´è I Miserabili (www.miserabili.com/) che fa capo allo scrittore Giuseppe Genna, il quale a sua volta, come gli altri già citati, fa incursioni in siti e blog altrui: «La rete – dice Genna – ha permesso di riaprire un dibattito che negli ultimi vent´anni non ha avuto sede, e fornisce a scrittori e lettori un contesto comune, dove promozione e discussione non hanno gerarchia. Eravamo abituati ad una stasi comunitaria: ora, grazie al Web, c´è stato un incontro di io e c´è la prefigurazione di un noi non ideologico. E´ come surfare la prima onda che arriverà. E´ un atteggiamento di vita. E´ un fantastico e serissimo gioco».