di Luca Mastrantonio
«Granta» sta alla letteratura inglese — in particolare alla produzione di short stories — come Playboy sta all’erotismo, non solo americano, ovviamente. Se non proprio un passaggio obbligato, «Granta» rappresenta il canale privilegiato per creare nuove stelle in ambito letterario, partendo magari da un racconto ben riuscito. Con i suoi 80.000 abbonati in tutto il Commonwealth — da dove pesca i suoi autori — è una vera e propria istituzione che tiene a battesimo quegli scrittori che poi, qualche tempo dopo, troviamo sugli scaffali delle librerie di tutto il mondo, comprese quelle italiane.
Rispetto a Playboy, tra l’altro, «Granta» non deve guardarsi da concorrenti capaci di insidiarne il primato — certo c’è la rampante McSweeney’s di Dave Eggers, l’autore dell’Opera struggente di un formidabile genio; ma la filosofia dell’autore-editore americano rimane, volutamente più alternativa e freak. «Granta» può invece contare su nuovi mercati (che si aprono con il diffondersi della letteratura inglese) come quello italiano, dove la rivista verrà pubblicata verso la fine di novembre presso minimum fax.
Non per nulla, la casa editrice che ha contribuito in maniera determinante a stimolare l’interesse del pubblico italiano per le short stories, appannaggio della tradizione angloamericana. Marco Cassini e Daniele di Gennaro hanno dato alle stampe decine di raccolte di racconti scritti spesso da autori famosi, di cui però le major pubblicano solo i romanzi, commercialmente più sicuri. Altre volte hanno scommesso su nuovi nomi stranieri, come David Means, o italiani, come Nicola Lagioia e Christian Raimo. Un intuito e un coraggio ben rappresentati dal piccolo capolavoro editoriale di Burned Children of America, una raccolta di racconti di giovani americani confezionata dalla ditta Cassini-di Gennaro, con la collaborazione della traduttrice Martina Testa e la collaborazione di Zadie Smith, che li ha aiutati nella scelta e ha scritto l’introduzione al volume. I diritti dell’antologia (che nel 2004 verrà bissata con un’operazione analoga, ma sul versante poetico) sono stati acquistati dalla Penguin per il mercato di lingua inglese. Come vendere un frigorifero agli eschimesi.
Il primo numero di «Granta» che vedrà la luce in Italia è il numero 81, uscito all’inizio del 2003, con il titolo Best of Young British Novelists 2003. Raccoglie i venti scrittori e scrittrici under 40 che dovrebbero rappresentare il futuro della letteratura inglese. Il condizionale è d’obbligo, ma fino a un certo punto. BYBN 2003 è infatti la terza edizione di un fortunato progetto a cadenza decennale, nato nel 1983, quando, in tempi non sospetti, vennero fatti i nomi di Martin Amis, Pat Barker, Julian Barnes, Kazuo Ishiguro, Ian McEwan e Salman Rushdie. Autori che adesso sono considerati degli autentici classici viventi. La seconda edizione, del 1993, uscì quando aveva già fatto scuola la tendenza ad antologizzare per anagrafe e indirizzi di ricerca stilistica gruppi sparsi di giovani scrittori — aggiornando, di fatto, quella che era una caratteristica delle avanguardie europee. Basti ricordare, per l’Italia, i fortunati laboratori under 25 tenuti da Pier Vittorio Tondelli, che pubblicò nel 1986 Giovani Blues, poi Belli e perversi nel 1987 e Papergang nel 1990. Qualche anno più tardi, per Einaudi, uscì la Gioventù cannibale che fece conoscere autori underground come Niccolò Ammaniti (che, per dovere di cronaca, solo dopo Io non ho paura è riuscito a togliersi di dosso l’etichetta di “cannibale”)
I racconti di BYBN 2003 sono stati selezionati da una giuria molto british: Robert McCrum dell’«Observer», Nick Clee del «Bookseller», Alex Clark del Guardian e della London Review of Books, la scrittrice Hilary Mantel eIan Jack, scrittore ed editore di «Granta» che nella sua introduzione si è divertito a fare alcune considerazioni statistiche sugli autori.
Il quaranta per cento è di sesso femminile, il venti per cento ha un genitore di origine europea, il quindici per cento è scozzese, il 7,5 gallese (il 2,5 è rappresentato dalla metà gallese di Peter Ho Davies), il cinque per cento vive nell’Irlanda del Nord. Solo otto su venti ambientano i propri racconti nella moderna Inghilterra, cinque nella Gran Bretagna post-thatcheriana, tutti gli altri preferiscono andare con la penna all’estero.
I criteri usati per scegliere i testi — precisa Ian Jack — sono squisitamente letterari, ma non per questo snobistici. Nessun pregiudizio quindi per chi ha avuto grande successo commerciale. «Spesso ci sono romanzi all’altezza della loro pubblicità», confessa Ian Jack con divertito stupore. Molti padri di famiglia, però, potrebbero obbiettare che tra le esclusioni c’è la Bowling (classe 1965, quindi potenzialmente in gara). Jack e gli altri non l’hanno nemmeno presa in esame perché la sua opera, sul piano letterario, è troppo “mirata” ad un pubblico di bambini.
La star annunciata di New British Blend – questo il titoli sceto da minimum fax per la versione italiana di «Granta», che dovrebbe avere una cadenza semestrale — sarà Zadie Smith, già conosciuta (anche in Italia) e incensata per il sorprendente esordio Denti Bianchi e L’uomo autografo (entrambi editi da Mondadori). Poi c’è Sarah Waters, Dan Rhodes, Rachel Seiffert, Toby Litt, Rachel Cusk, Alan Warner, Nicola Barker, Susan Elderkin, Peter Ho Davies, A.L. Kennedy, Ben Rice, David Peace, Hari Kunzru, Philip Hensher, Robert McLiam Wilson. Infine, Monica Ali (che era stata data — e bruciata — per favorita al Booker Prize 2003), Andrei O’Hagan, David Mitchell e Adam Thirwell. Di cui sono stati pubblicati in Italia Brick Lane (da Tropea), Personality e Nove gradi di libertà (entrambi per Frassinelli), Politics (da Guanda). Ma anche per gli altri autori della raccolta si sono già mossi editori come la Garzanti e Mondadori.
«Granta», in fondo, non è che la bussola cartacea degli editor che pubblicano i titoli dall’inglese.
Da novembre però questa bussola sarà a disposizione anche dei lettori, che attingendo alla fonte, più direttamente, potranno diffidare di taluni «entusiasmanti debutti di un giovane scrittore di grande talento» strombazzati con troppa facilità sulle copertine che affollano gli scaffali delle novità editoriali, magari con una bella foto molto cool. Do you rember Richard Mason, lo Hugh Grant dell’Einaudi, e le sue Anime alla deriva?
[da il Riformista]