I MISTIFICATORI – VOL. I PARTE SECONDA (II)
di Biagio M. Catalano
I brani in corsivo sono tratti da Rino Cammilleri, Fregati dalla scuola – Breve guida di liberazione ad uso degli studenti (da affiancare al normale manuale scolastico di storia), il cui testo integrale è disponibile on line
Umanesimo e Rinascimento
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Con la fine dell’anarchia feudale
> Ma il feudalesimo non era stato definito, qualche sproloquio fa, come un’epoca d’ordine esemplare?
e l’avvento dei regni unitari (Francia, Inghilterra, Spagna) la situazione di endemica insicurezza cedette il posto a relativa pace e tranquillità di comunicazioni.
> Regni unitarii (va ricordato) reazionarii.
La rivoluzione industriale medievale poté così esplodere in traffici, commerci e viaggi (di pellegrinaggio, di studio, di affari). L’aumentato benessere fece crescere la popolazione e sorsero i liberi comuni, le signorie, le repubbliche (marinare e no). Fiorirono le professioni, come quelle legate all’insegnamento e al diritto, e anche le arti. Essendoci più ricchi disposti a pagare, artisti e legulei, professori e scienziati proliferarono. Finalmente c’era tempo e agio per studiare tutte quelle antiche opere che i monaci avevano salvato dai secoli di disordine. Cioè le opere greche e romane. Machiavelli e Guicciardini cominciavano a dire chiaramente che era ora di ripristinare il sistema politico e amministrativo romano, che così grandi frutti aveva dato.
> In primo luogo, con questo passo chiaramente incrociato, pare che Cammilleri vada indietro, anziché avanti: siamo già in periodo rinascimentale, per cui la “rivoluzione industriale” medievale è già trascorsa da un po’ senza lasciare traccia significativa, tant’è che si dovette reinventare tutto di nuovo, e si riuscì a progredire grazie ad un ritorno al mondo classico. E grazie alle riscoperte dei classici, che i monaci avevano accuratamente sepolto nei monasteri a perpetuo oblio.
Solo che, a furia di studiare il mondo antico, esso divenne “di moda”. Negli affreschi Marte e Venere cominciarono a sostituire Cristo e la Vergine, e l’audace Ars amandi di Ovidio venne compulsata pure nei conventi.
> Mi pare – ma non ne sono certo – che già sin dalle origini persino nelle catacombe si “avverte” un tentativo sincretico per cui gli dèi pagani vengono “scambiati” per Gesù e sèguito.
Poco alla volta anche la mentalità antica cominciò a farsi strada, mentalità maschilista e burocratica.
> Ohibò! Ma se non erro, abbiamo avuto, dalle origini a tutto il medioevo, figure di fini estimatori della femminilità come Agostino, Crisostomo, Leone Magno, o l’Aquinate, che si spinse persino a dire che sarebbe stato meglio la convivenza fra “maschi” anziché copulare con una “femina”.
E i frutti si videro presto. Alla fine del XV secolo l’Università di Parigi vietò alle donne la professione medica.
> Forse che quella “università di Parigi”, creata da cristiani cattolici, non era stata il centro di diffusione della teologia cristiana per lungo tempo? Forse che non siamo in pieno clima preparatorio dell’irrigidimento che sfocerà poi nella Controriforma, e che questo provvedimento non vide i suoi prodromi a partire dal XIII secolo, per interesse ed iniziativa di religiosi? E c’era stato, nell’Italia papale, il pur minimo sentore di “donne medico”, fuor da qualche pietoso eccesso di generalizzazione mirato a camuffare con l’ennesimo artificio – mezzano – la non certo vantabile condizione della donna del tempo? Si, certamente ce ne furono; come nel caso di Trotula de Ruggiero, nobile, nell’università di Salerno, guarda caso non controllata dalla chiesa, nel 1050. O come nel caso di Gostanza da Lubbiano, torturata perché sospettata di stregoneria ancora nel 1549. In Italia durante il Rinascimento v’era un numero elevato di studiose, tra cui Tarquinia Molza e Olimpia Morata, famose per la loro conoscenza della “scienza greca”, ed ancora nel XV e XVI secolo non era raro che parecchie donne assistessero gli anatomisti nelle dissezioni praticate – contro il veto papale – sin prima degli esperimenti leonardeschi: una di loro, Alessandra Giliani, assistente di Mondino de’ Liuzzi, ideò un metodo per svuotare i vasi sanguigni che permise di studiare in dettaglio il sistema circolatorio. Di quale decadenza va cianciando Cammilleri?
Qualche anno ancora e alle donne sposate verrà imposto di portare il cognome del marito. Spunta la “maggiore età” legale.
> Spunta la maggiore età perché ci si accorse del fatto che prima di dare consenso al primo fesso che capitava, occorresse esser capaci di intendere e di volere in maniera autonoma.
Molti dotti cominciano a praticare la magia, la Chiesa si vede costretta a porre limiti all’alchimia e all’astrologia (finirà per vietarle del tutto nel secolo successivo).
> Ma i “dotti” la continuarono a praticare ininterrottamente sin dal Medioevo, per cui inutili furono le imposizioni e i crimini clericali per arginarla.
Il Rinascimento sarebbe più appropriato chiamarlo “neo-paganesimo”, perché tale in effetti fu. Nell’arte e nella letteratura al centro di tutto non c’è più Dio ma l’uomo (“umanesimo”); la politica e l’economia prendono le distanze dalla morale cristiana; i legisti teorizzano il potere dello Stato come totalmente indipendente da ogni altra autorità.
> Se c’è l’uomo al centro, di contro non c’è alcun dio: quindi, è controproducente parlare di paganesimo, “nuovo” o “vecchio” che sia.
L’epoca di splendore che i manuali scolastici contrabbandano riguardò in realtà solo pochi privilegiati: le corti dei principi (come quella medicea) e gli artisti e i letterati da essi stipendiati. Il resto dell’umanità, invece, vedeva con terrore sopravvenire un altro tempo di disperazione. Nell’Europa settentrionale, uno dietro l’altro, eresiarchi trascinavano le folle nell’attesa della fine del mondo.
> Va da sé che costoro fossero eresiarchi in quanto avversi al cattolicesimo, che dal canto suo, quando predicava la fine del mondo a scaglioni, non fu certamente vituperabile. Come accadde con Bonaventura da Bagnoregio, ad esempio.
Complici i maghi di cui si è detto e gli astrologi (e soprattutto l’invenzione della stampa, che permetteva la diffusione delle profezie apocalittiche e dei vaticini astrologici),
> Va da sé che la stampa non fosse perniciosa solo sin quando riempiva gli scaffali di sacri penitenziali.
la paura delle streghe, dei malefici, dell’Anticristo, dell’Apocalisse, cominciò a dilagare.
> Vale a dire, proprio quelle stesse cose che, qualora propagandate dai cattolici, riassumevano il carisma della verità.
Ogni cometa, ogni pestilenza era vista come il segno dell’inizio dei tempi ultimi. “Profeti” improvvisati ed eretici millenaristi additavano nella Chiesa di Roma la “Grande Meretrice” dell’Apocalisse. Un papa come Alessandro Borgia venne ingiustamente diffamato e additato ad esempio della corruzione romana.
> Con inserti “mesmerici” del genere, Cammilleri provoca sapendo di provocare; e sapendo benissimo chi fosse Alessandro VI, denunziato sia dentro che fuori del suo stesso ambiente per la sua condotta men che biasimevole.
La successiva polemica luterana da antipapista divenne anticattolica e dunque anti-italiana: l’Italia, che fino a quel momento aveva significato arte, cultura e raffinatezza, da quel momento fu oggetto di disprezzo, disprezzo che, nell’immaginario dei popoli nordici, dura tutto sommato ancora oggi.
> Ci faccia capire, il Cammilleri: quei medesimi “popoli nordici” che, unitamente a giapponesi, americani e tutto il resto del mondo, viene sistematicamente in Italia ad ammirare le opere d’arte nostrane, ed a contribuire all’incremento dell’economia turistica della nazione?
Tale visuale è stata purtroppo introiettata dagli Italiani, grazie alla propaganda di quegli intellettuali che salutarono come “liberatori” i napoleonici, poi i piemontesi e infine gli americani. L’autodenigrazione (“E’ inutile, siamo in Italia”; o “all’italiana”; per indicare corruzione, pressappochismo, inciviltà, disordine e inefficienza) è così diventato il nostro vero sport nazionale. E siamo gli unici al mondo a praticarlo.
> Io credo che, a questo punto, il Cammilleri, anziché moralizzare su luoghi comuni oltremodo impopolari e folkloristici, che oramai tornano a galla solamente quando qualche “moralista” “patriota” li riesuma dal dimenticatoio del periodo post-bellico, dovrebbe fare pubblica ammenda per il reiterato tentativo di denigrare l’Italia come nazione autocosciente, di cui egli stesso, con un minimo di deontologia ragionativa, riconoscerà le vere origini dei problemi sociali e d’identità. Se non fosse che in Italia vige quella democrazia a lui forse ostica, avrebbe avuto di che pentirsi, in altri tempi, per affermazioni come queste e le seguenti.
Invece nessuno ci ricorda che gli Italiani hanno letteralmente creato la civiltà: dal fazzoletto alla forchetta, dal motore a scoppio alla radio, dall’elettricità al telefono, dal galateo alla vera democrazia, dall’energia nucleare alla musica. Eccetera, eccetera. Se qualcuno si azzarda a ricordarlo i sedotti dalle ideologie d’importazione gridano al “fascista”;.
> Ma torniamo, come si suol dire, “a bomba”.
Ma torniamo a bomba. Alessandro VI Borgia, spagnolo, aveva il torto di essere inviso alla Francia e a Venezia.
> Ad essere onesti, torti ne aveva più di uno.
La Francia perché nemica delle Spagna. Venezia perché era da sempre interessata solo alla sopravvivenza dei suoi traffici (era stata la Serenissima a indurre a suo tempo i Crociati ad assaltare Costantinopoli, di fede scismatica “ortodossa”, anziché Gerusalemme).
> Come mai, in certe circostanze, gli eretici diventano punto d’appoggio per gettare biasimo su un dato altro capro espiatorio?
Ora il papato aveva come politica tradizionale quella di impedire che il Nord dell’Italia diventasse una dipendenza dell’Impero germanico e il Sud un califfato musulmano (i Turchi sbarcarono più volte in Puglia e assediavano l’Europa risalendo dai Balcani; Budapest dovette essere riconquistata, Vienna fu salvata solo nel 1622; la Sicilia, a lungo sotto gli Arabi, era continuamente tormentata dai corsari islamici).
> Se non erro, il Borgia, dissacrato persino da un acuto storico baciapile come Pastor, si rivolse proprio ai turchi piuttosto onde liberarsi dei francesi di Carlo VIII (cattolico), e non ebbe scrupolo di liberarsi degli avversarii locali onde poter dotare figli e nipoti delle terre estorte loro. E sorvoliamo sul caso di Djem.
Anzi proprio il figlio del Borgia, Cesare, stava realizzando, a colpi di conquiste, quell’unità d’Italia sotto un solo signore che stava tanto a cuore a Machiavelli (che appunto a Cesare Borgia dedicò il suo Principe).
> E naturalmente, a parte la premeditata falsità della pretesa, si nicchia su cosa fosse in sostanza quel mostro chiamato “duca Valentino”, capace persino di supportare l’avversario del padre, alla morte di quest’ultimo, e forse mandante dell’omicidio di un fratellastro.
Ma il Borgia aveva un tallone d’Achille: la sua vita privata. Come pontefice fu esemplare, come uomo un po’ meno: se ne vergognò sempre e non volle mai difendersi, cosa che però lasciò campo libero alle calunnie.
> Semplicemente, perché egli stesso non se ne curava, diversamente da esegeti che tentano di purgarlo onde evitare discredito non tanto su caso Borgia, bensì su tutta una classe clericale che per olrte un millennio e mezzo, dice Machiavelli, fu la responsabile del cattivo esempio seguìto dagli italiani.
Fu lui a introdurre la preghiera dell’Angelus, che ancora oggi il Papa recita. Grazie alla sua mediazione Spagna e Portogallo evitarono un conflitto a proposito delle nuove terre transoceaniche da colonizzare.
> Basta una preghiera, e una mediazione per la spartizione di un terreno coloniale, a rivalutare un papa, comunque già di per sé santo, come tutti i papi.
Il Nuovo Mondo
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Cristoforo Colombo, il più grande navigatore di tutti i tempi, era un uomo religiosissimo (ma conviveva more uxorio, come del resto Galileo; questo serva a chiarire che il puritanesimo sessuale non fu mai di casa in ambiente cattolico).
> Non mi è mai capitato di riscontrare tentativi così vergognosi di camuffare la realtà dei fatti facendo finta che si tratti di fine dialettica; questa è addirittura una miniera casistica. Gioverebbe, a tal proposito, riportare le parole di un notorio pard di Cammilleri, Franco Cardini, in merito a Galileo e Colombo citati entrambi nello stesso paragrafo – che a me pare quasi un’interlineare – in quanto conviventi more uxorio, nell’altra miniera di perle della contro-storia, ossia Pensare la storia: solo che in questo secondo caso, Cardini si “limita” a riferire il dettaglio a scapito del Pisano.
Il motivo per cui voleva andare nelle Indie passando dall’oceano è specificato nel suo testamento, nel quale ricordò ai Re Cattolici l’impegno, preso da loro con lui, di utilizzare le ricchezze del Nuovo Mondo per una definitiva Crociata tesa a liberare una volta per tutte il Santo Sepolcro.
> Non riusciamo a capire il perché di questa precisazione; forse Cammilleri non vuole interrompere la continuità delle fonti da cui sta riportando ovvietà del genere? O forse, a non voler sembrare cinici bensì realisti, questo dettaglio è stato contestato da fonti “giacobine”?
Come è noto il viaggio delle sue caravelle si rivelò più lungo di quanto Colombo avesse previsto e le ciurme tumultuavano. Ma lo seguirono fino in fondo quando lo videro, durante una tempesta, allontanare un tromba marina ponendosi a prua con in mano una croce.
> Certamente.
Tra parentesi il viaggio di Colombo poté essere concepito (e finanziato dalla Corona spagnola) perché tutti sapevano benissimo che la terra era tonda e non piatta (Aristarco di Samo ne aveva calcolato esattamente il raggio fin dal VI secolo avanti Cristo). Solo che Colombo la credeva di dimensioni più piccole.
> Ma fu appunto Aristarco, non certo qualche luminare cristiano, ad averlo scoperto. E fino a quando Magellano non doppiò Capo Horn era sempre stato arduo farlo capire ai poveri di spirito.
La scoperta di un continente sconosciuto, abitato da razze mai viste, ebbe sugli Europei lo stesso impatto emotivo che avrebbe per noi un eventuale contatto con alieni. Si discusse se questi nativi seminudi e senza barba appartenessero o meno alla razza umana (come accadrebbe in caso di “incontro ravvicinato” con marziani), e il Papa, con una Bolla, stabilì che lo erano. Dunque avevano diritto, come gli altri, a conoscere la Buona Novella ed entrare nella civiltà.
> Il problema è che non veniva certo chiesto agli interessati, se desiderassero essere indottrinati ed entrare in quella “civiltà”. Ad esempio, nel caso di Atahualpa, il domenicano Valverde cerca di avanzare questa pretesa, nel tentativo di ammorbidire il “selvaggio”, già di per sé furioso per i saccheggi compiuti dai lestofanti di Pizarro – definito “gaglioffo” dai suoi stessi compagni – lungo il tragitto dell’imboscata a Cajamarca, il 16 novembre 1532 (sotto lo Scorpione), provocando premeditatamente l’interlocutore, dicendogli di sottomettersi alla Corona ed alla chiesa. Atahualpa trasecola: “Il vostro capo dev’essere un pazzo”, rispose, “a pretendere di regalare a chi gli pare delle terre che non gli appartengono”. Valverde ribatte d’essere ambasciatore di cristo, spiegandogli parte della “dottrina” per la quale autorità doveva sottomettersi e consegnare la terra che l’imperatore di Spagna aveva ricevuto da parte del papa. Lo scrive il segretario di Pizarro, non qualche storico “giacobino”.
“Sábete que serás apremiado con guerra a fuego y sangre, y todos tus ídolos serán derribados por tierra, y te constreñiremos con la espada a que dejando tu falsa religión, recibas nuestra fe católica y pagues tributo a nuestro Emperador, entregándole el reyno. Así tú y todos tus indios seréis destruidos por nuestras armas“, chiosò il buon missionario. “Como me dijeron los otros mensajeros, suena ahora en contrario todo lo que este Felipillo me ha dicho, que nos amenazas con guerra y muerte, con destierro y destrucción, y que por fuerza o de grado he de renunciar a mi reino, y hacerme tributario de otro. De lo cual colijo una de dos, o que vuestro príncipe y todos vosotros sois tiranos que andáis destruyendo el mundo, quitando reinos ajenos, matando y robando a los que no os han hecho injuria, o que sois ministros de Pachacámac, que os ha elegido para castigo nuestro.”, aggiunge Garcilaso de la Vega facendo parlare Atahualpa… “El Pachacámac tiene decencia y comprensión“. Ma la storia è lunga: molto lunga.
La “leggenda nera” sui Conquistadores merita di essere ridimensionata.
> Siamo tutt’orecchi.
Innanzitutto quegli avventurosi hidalgos erano davvero convinti della loro missione evangelizzatrice, tant’è che i frati li accompagnarono fin dalle prime spedizioni.
> Questo è vero: difatti, quegli avventurieri (non tutti hidalgos: un bel po’ di feccia in mezzo c’era comunque) fecero capire sin dall’inizio che occorresse civilizzare individui “talmente stolidi che le lame delle nostre spade perdono il filo, qualora sbattute sulla loro testa”, ebbe a scrivere uno di loro, del quale aborrisco riportare persino il nome.
Non che mancassero gli avventurieri, certo; ma la Corona spagnola considerò subito gli Indios come sudditi, e non selvaggi da colonizzare. Come sudditi avevano gli stessi diritti degli Spagnoli. E’ questo il motivo per cui il Sudamerica oggi appare meno sviluppato economicamente del Nord.
> Cammilleri ci avrebbe guadagnato di più, a rendere meno chiaro questo suo ennesimo infantile tentativo di provocazione, che rientra, come metodo e dialettica, fra i ritrovati eristici più tipici delle distorsioni cognitive. La sintassi è la stessa usata nel passo su Colombo; dal fulcro discorsivo che tratta di sudditi (qui detto per minimizzare lo sfruttamento e gli eccidii), intercalato centralmente nel brano da “non che mancassero gli avventurieri” e “come sudditi”, si passa all’apodosi per cui il Sudamerica “appare” sottosviluppato (quindi, si giustifica “a ritroso” il sottosviluppo) rispetto al Nordamerica…
Diversamente dai pellerossa nordamericani gli indios erano troppo tutelati giuridicamente (Carlo V istituì la carica di “Protettore degli Indios”, e la affidò all’ambiguo e non sempre obiettivo Bartolomé de las Casas), cosa che scoraggiava gli imprenditori spagnoli.
> Quel medesimo Bartolomè che fu proprietario di encomiendas, oggi in odor di santità? Quello stesso da cui Paolo III, il papa ateo, fu convinto a proclamare la Sublimis deus?
La Conquista avvenne in modo realmente miracoloso.
> Non c’era da dubitarne.
Per esempio non è pensabile che i settanta uomini di Cortés potessero, da soli, eliminare l’impero azteco. Sì, avevano i cavalli e gli archibugi, ma gli Indios non tardarono a rendersi conto che anche i cavalli potevano essere facilmente uccisi e che, in quei climi caldo-umidi, gli archibugi facevano cilecca una volta su due. Il fatto è che gli Spagnoli furono accolti come liberatori dalle tribù oppresse dagli Aztechi, tribù che approfittarono della loro venuta per ribellarsi. Gli Aztechi (ma anche gli Incas peruviani) praticavano i sacrifici umani su larga scala perché la loro religione li obbligava a continuamente “nutrire” il sole con sangue umano.
> Ciò è essenzialmente erroneo; fra quelle tribù di “poveri oppressi”, c’erano i tlascalani, che continuarono a mangiare carne umana (una pratica non solo cultuale, ma anche alimentare corrente, viste le frequenti carestie del tempo, che già i crociati ebbero modo di “assaporare”) pur sin dopo essere stati reclutati nelle fila degli iberici. Gli aztechi sacrificavano prigionieri di guerra, o vittime che si offrivano spontaneamente, come i tanto elogiati martiri cristiani.
Nella sola inaugurazione del tempio di Tenochtitlàn vennero squartati ottantamila prigionieri di guerra, e le loro carni mangiate. Per procurarsi vittime da sacrificare gli Aztechi muovevano continuamente guerra alle popolazioni confinanti, che consideravano “inferiori”.
> Gli spagnoli consideravano inferiori sia gli aztechi che qualsiasi altra cultura amerindia dell’epoca. In effetti, i nobili guerrieri si “scandalizzarono” (e non sappiamo fino a che punto fosse un pretesto) per questo motivo più che per le condizioni degli schiavi e della donna, essendo abituati a ben peggio in patria.
La loro superiorità bellica ne faceva degli oppressori e il fatalismo delle religioni precolombiane paralizzava le tribù vittime delle loro razzie. Ora antiche profezie dicevano che il dio Quetzalcoatl, biondo e con la barba, sarebbe arrivato dal mare su “case con le ali”. Esattamente nel tempo previsto dalla profezia arrivò Cortés con i galeoni. Il segno fu interpretato come l’ora dell’attesa riscossa.
> Quindi, non si trattò di un miracolo di qualche divinità cristiana, bensì una leggenda locale. Quanto alla “riscossa”, dato che Quetzalcoatl era il dio stesso dei mexica, non vediamo di chi fosse. In realtà, gli spagnoli furono semplicemente graziati da Moctezuma II, il quale, nonostante avvisato tante volte dai suoi sudditi che non si trattasse di dèi, benì di spietati predoni, voleva continuare a credere che gli antichi signori della pace fossero tornati in Messico proprio per deporre quel sistema di carneficine che il dio soppiantatore, Tezcatlipoca, aveva instaurato dopo la cacciata di Quetzalcoatl. “Dettagli” che Cammilleri ignora, o, volendo essere benevoli, omette.
Il cosiddetto “genocidio” degli Indios fu dovuto alle malattie che gli Europei portarono con sé, malattie di fronte alle quali gli Indios erano privi di anticorpi. Ma altrettante malattie (quelle tropicali) trovarono gli Spagnoli. Essi portarono in Europa molto oro e molto argento, ma importarono nel Nuovo Mondo tecnologia, capitali, scuole, ospedali.
> Tutto ad esclusivo vantaggio degli spagnoli stessi.
E poi all’oro e all’argento gli Indios non davano alcuna importanza, mentre per gli Europei erano vitali: le spezie (essenziali per conservare il cibo) e i prodotti dell’Oriente dovevano per forza essere pagati in oro e argento, perché gli orientali non accettavano le monete europee.
> Certo: “E poi, all’oro e all’argento”…
Grazie alla presenza assidua dei frati gli Spagnoli attratti dalle belle indie dovettero sposarle regolarmente.
> Ma non mi pare proprio che fosse la regola, a giudicare da quel che fece Cortez stesso con la Malinche, riprendendo le tecniche di papa Borgia.
I cattolicissimi Spagnoli si unirono in matrimonio con le donne locali e oggi il Sudamerica presenta un variopinto meticciato. A differenza dell’America del Nord, protestante, dove i pellerossa sono quasi scomparsi. Qui, infatti, i primi coloni inglesi (“fondamentalisti” protestanti) considerarono i nativi come “inferiori” perché “figli di Caino”. I soli indiani del Nord battezzati sono quelli degli stati ex spagnoli, come il Nuovo Messico, l’Arizona, etc.
> Il Cammilleri dimentica, o disconosce totalmente, personaggi come De Soto, Cabeza de Vaca, Coronado, e tanti altri pii “battezzatori” che operarono nelle aree dei deserti del Nordamerica meridionale. E dimentica pure che gli amerindi del Centro e Sudamerica agli inizi vennero scambiati dai monaci per… discendenti di ebrei.
Tutte le città statunitensi che portano nomi di santi sono infatti ex missioni spagnole (Los Angeles, San Francisco, Sacramento, San Diego, etc.).
> Posso comprendere la fregola di Cammilleri: questa tecnica di doppio legame, peraltro puerile, è un classico dei più pedestri artifici retorici.
I missionari cattolici, nell’America appunto “latina”,
> Ancora convalida per accostamento.
crearono catechismi e scuole per indios, cercando di approfondire la loro cultura e i loro linguaggi.
> Come il pio vescovo Diego De Landa?
Subito ci furono sacerdoti indios, che giunsero alle cariche più alte dei loro Ordini. Insomma la Conquista spagnola non fu affatto un Far West dove “L’unico indiano buono è quello morto”.
> È chiaro come le uniche serie fonti di riscontro documentario cammilleriano siano i films di John Ford.
Al contrario Tra l’altro proprio il dibattito ad altissimo livello che si aprì in Europa sull’argomento creò la base di quei “diritti umani” (cioè spettanti a tutti solo perché appartenenti all’umanità, a prescindere dalle usanze o dalla religione o dalla razza) che oggi sono recepiti da tutte le principali Costituzioni e dalla Carta dell’ONU.
> Mi faccia capire il Cammilleri: innanzitutto, in base a quale documentazione (che si spera copiosa) trae simili sconcezze, poi se ha letto le cronache, fra laici, gesuiti e domenicani come de Vitoria, Poma de Ayala, Cieza de Leon, Francisco Jimenez, per citarne alcuni, quanto a “trattamento equo” e “dialogo” a proposito di “una delle pagine più belle di tutta la storia dell’evangelizzazione portata a compimento dalla Chiesa”, per dirla con Wojtyla.
Pochi anni dopo la presa della capitale azteca, ribattezzata Città del Messico, la Madonna venne a confermare la bontà dell’impresa spagnola. Apparve a un indio battezzato e si presentò vestita con i simboli della Grande Madre dell’antica religione azteca
> Quindi, apparsa col nome della dea madre pagana, Tonantzin, a Tepeyac, suo antico centro di culto, fece sapere al povero Juan Diego – beato – che si trattasse di Maria, quella cattolica, malgrado meticcia, onde “confermare la bontà della Conquista”, conclusione che resta nella infantile “esegesi” cammilleriana. Inculturabile, direi. Tant’è che il buon vescovo Juan de Zumarraga, quello stesso – veramente – pio uomo noto per essersi erto contro lo spietato predone iberico Nuño de Guzman, lo mandò a casa credendolo malato di mente. Finché non avvenne il miracolo.
La figura rimase prodigiosamente impressa sul mantello di fibre vegetali dell’indio, ed è oggi venerata nel santuario di Guadalupe. Si tratta di un’immagine, come la Sindone, che ancora stupisce gli scienziati.
> Che dire? No comment.
La cosiddetta Riforma
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Lutero era un monaco agostiniano (entrato in monastero per sfuggire a una vendetta privata) che trasse pretesto da una pretesa “corruzione” della Chiesa per fondare una religione completamente nuova. Per questo è inesatto parlare di “Riforma”.
> Non desidero arguire se l’autore della “cosiddetta” Riforma, forse più cristiano dei cattolici quanto ad interpretazione ad litteram delle cosiddette scritture, sia esecrabile già solo a partire da certi dettagli della sua vita, considerando che parecchi santi cattolici odierni furono tutt’altro che stinchi di santo, non solo considerando Leone X lupus in fabula. Che si sia trattato di un dialogo fra sordi, le due facce della medesima moneta (quella dell’idiozia), non ci piove, ma è anche ovvio che uno dei due dovesse aver torto: per i cattolici, Lutero, per i luterani, i cattolici.
Infatti se il problema fosse stato davvero costituito dalla vendita delle indulgenze, delle cariche ecclesiastiche e dalla non osservanza del celibato ecclesiastico, si sarebbe potuto benissimo ovviare a tali abusi semplicemente eliminandoli.
> Il che, senza che sia necessario rimarcarlo, non avveniva né avverrà per tempo sin oltre “qualche” secolo.
Non era la prima volta che la Chiesa si autoriformava sotto l’impulso di Santi (pensiamo a san Francesco), e lo stesso Lutero venne invitato al Concilio di Trento per esporre le sue tesi. Ma non ci andò.
> Non ci andò per motivi noti a tutti, tranne a Cammilleri. E dopo un quarto di secolo di richieste di concilii generali da parte dei luterani, inascoltate.
Ormai si era spinto troppo in là ed aveva rivelato dove realmente voleva andare a parare. Personalmente ossessionato dal sesso, dal demonio e dal peccato,
> Manie vituperabili soltanto in quei fanatici che non appartengono alla chiesa cattolica, così propensa a concedere indulgenza per i costumi sessuali dei suoi fedeli (in barba al vituperio per i “pagani”), per i quali chiunque avversa la beneamata fa parte certamente di “minoranze” desiderose di veder deregolamentate le loro perversioni (drogati, gay, comunisti, maniaci sessuali, libertini…).
proprio la notte di Ognissanti del 1517 (per coincidenza è la “notte delle streghe”)
> In verità, Ognissanti, ovvero il paganissimo capodanno celta di Halloween o Samhain, si compiva con maggior completezza il 2 novembre, data di nascita di Cammilleri.
affisse le sue famose “Tesi” sulla porta della chiesa di Wittemberg, la prima delle quali diceva che “tutta la vita del cristiano deve essere una penitenza”;. Questa allegra prospettiva fu puntellata con tutta una serie di rivendicazioni che, di fatto smantellavano completamente il Cattolicesimo: abolizione della gerarchia ecclesiastica perché ogni cristiano può interpretare da solo le Scritture, abolizione del culto dei Santi e della Madonna, sostituzione della Messa (in cui si ripete il sacrificio di Cristo) con una semplice commemorazione dell’Ultima Cena, abolizione degli ordini religiosi e della Confessione.
> Ulteriore pretesa d’inversione, ed ulteriore rabbocco alla realtà dei fatti: questa allegra prospettiva fu già portata avanti dal cristianesimo “ascetico” di ben noti pazzi furiosi fatti passare poi per “mistici”.
Naturalmente finì come doveva finire: se ogni cristiano è libero di interpretare le Scritture come vuole perché dovrebbe interpretarle come dice Lutero?
> Il pensierino è sghembo: io direi, piuttosto, che se il cristiano è libero di interpretare le scritture come vuole, gli shamani non hanno modo di poter giustificare la loro presenza.
Infatti già durante la sua vita le sètte protestanti si moltiplicarono. Ma lui instaurò un clima di terrore e ricorse ai prìncipi tedeschi per reprimere nel sangue ogni dissenso.
> Cammilleri sicuramente ignora – ingigantendo la questione – quante e quali guerre furono promosse dai purissimi papi per i medesimi motivi; per non dire della “selezione innaturale” che colpisce chiunque non accetta di far parte del gregge, dato che, diversamente da come vuol far credere il nostro nuovo Gorgia, l’efficienza di un’ideologia religiosa non è attiva soltanto per quel che riguarda gli odiati protestanti, né soltanto per l’aveo cristiano sin quando conviene decantare gli effetti “positivi” dell’ideologia cattolica.
Cominciarono le guerre di religione e la Cristianità si spaccò per sempre. L’Inghilterra di Enrico VIII, la Munster degli Anabattisti, la Ginevra di Calvino, la Scozia di Knox e la Francia degli Ugonotti divennero teatro di massacri senza fine, a cui si poté porre termine solo con il compromesso del “cuius regio eius religio”.
> Quindi, la colpa del massacro degli ugonotti voluta dal buon pontefice è da ascriversi alla testardaggine del maledetto monaco secessionista!
(!SNIP!)
Le donne, private anche della possibilità della carriera ecclesiastica, finirono “angeli del focolare” e vennero relegate in ruoli esclusivamente casalinghi.
> “La donna no: di far da maestra non lo permetto”, scrive Paolo, ingiungendo che se ne stia a badare alla casa, a sfornare figli e compiacere l’uomo. Coincidenze?
La sessuofobia di Lutero venne portata ad esasperazione dai Puritani inglesi, i quali la trapiantarono in America. Non è un caso se è proprio in quella nazione che i presidenti sono costretti alle dimissioni se scoperti in flagranza di adulterio.
> Quindi, se non ci fosse stato Lutero, magari certi presidenti libertini avrebbero potuto conservare il loro posticino presidenziale pur continuando relazioni che la stessa chiesa cattolica ritiene illecite?
Il bigottismo sessuale, poi, genera il suo contrario per reazione: infatti la rivoluzione sessuale rockettara e poi sessantottina è partita proprio dagli Usa.
> Quindi, non fu certo la risposta al bigottismo esasperato della sessuofobia dei vari Burcardo, Beda, Damiani, bensì a quello di Lutero, che ingenerò la ricerca della trasgressione.
Ancora: Lutero vietò le immagini sacre, costringendo l’arte alla sola musica: per questo motivo le zone protestanti partorirono da allora in poi praticamente solo musicisti. Infine i “pastori”, perché sposati, divennero facilmente ricattabili dal Potere (lo si è visto nei regimi comunisti e nazisti: solo i preti cattolici hanno potuto resistere).
> Ergo, il celibato è essenzialmente uno scudo di autorità informato alla spersonalizzazione sessuale.
La drastica diminuzione delle feste e della “gioia di vivere” (come si fa, infatti, a sapere se si è “predestinati” o meno?), ha prodotto quel concentrarsi nel lavoro, quel reinvestire continuo, quella attitudine all’irregimentazione, quello sfruttamento degli operai (i poveri, come nell’Antico Testamento, sono tali perché “peccatori”, non predestinati), quella propensione all’alcool (non si può sempre fingere una virtù che non si ha: ogni tanto bisogna “rilassarsi”) che è assente nei paesi latini, quel reprimere la manifestazione pubblica dei sentimenti che porta da un lato all’ipocrisia, dall’altro allo sbracamento (impeccabili di giorno e ubriachi fradici il week-end; il “minuto di silenzio”, l’occultamento delle emozioni ai funerali e gli hooligans; e così via), ma ha determinato l’ineluttabile superiorità economica e militare dei paesi nordici.
> Lo “sbracamento”, o doppia personalità, se è questo ciò cui il Cammilleri allude con certi “termini tecnici”, è una componente costante di qualsiasi società; soprattutto, statisticamente, quelle in cui vige una mentalità informata a dettami “morali” cristiani, cattolici (soprattutto) o d’altra corrente che siano.
Questo tipo di mentalità da “predestinati”, incontrando il darwinismo, ha generato il razzismo biologico, prima totalmente sconosciuto.
> Capisco che per certuni l’evoluzione (soprattutto mentale) si sia fermata ai neanderthaliani, ma dall’altro lato Darwin dovette aver posseduto anche una qualche sorta di macchina del tempo, a giudicare dal razzismo biologico imperante ininterrottamente nell’occidente cattolicizzato dai prodromi della cristianità sin fino all’epoca di Pio XII.
Si noti come il fenomeno dei serial killer sia partito dall’Inghilterra (il famoso Jack lo Squartatore) e dilagato negli Usa. Dagli Usa sta conquistando il mondo. In personalità fragili un peccato è irrimediabile (non c’è la Confessione); la mentalità e l’educazione puritane fanno il resto. Si noti come nei film anglosassoni non si mangi quasi mai: si beve. Nel West c’erano i saloon, dove si beveva ma non si mangiava. E da dove ogni tanto le benpensanti nerovestite della città facevano cacciare le “svergognate” ballerine.
> Maniaci efferati come Jeffrey Damher, cattolico cristiano? Ricorda Cammilleri altri cristianissimi criminali come Gilles de Rais o Tepes, di qualche secolo anteriori alla nascita del protestantesimo? E quali criteri di moralità seguivano quei parroci di quartiere, quando imponevano la censura su gonne che sfioravano la caviglia? Consiglierei a Cammilleri di consultare un buon psichiatra; cattolico, s’intende, preferibilmente specialista in disturbi borderline. O, in alternativa, di prendere lezioni da qualche buon sofista, di quelli veri. E gli suggerirei vivamente pure di smettere di guardare certa TV-spazzatura…
Della grande tragedia che distrusse l’unità cristiana cosa è rimasto? Chi, oggi, pensa ancora che le buone opere non servano a niente? Chi crede in un Dio che ha predestinato al paradiso solo alcuni, mentre tutti gli altri sono dannati qualunque cosa facciano? Chi è spiacente che tutti i capolavori dell’arte sacra non siano stati distrutti? Chi vorrebbe al potere solo persone in “stato di grazia”?
> Tiriamo a indovinare: per caso gli epigoni di Lutero?
La storia e il buonsenso hanno dato ragione al Cattolicesimo “papista”, piaccia o no.
> Sin quando esisteranno poveracci autoconvinti che crederanno di poterlo imbonire facendo leva sulla disinformazione già fomentata dalla chiesa e su “ragionamenti” “elastici” raccogliticci, nonché sul tono da baccaglio con cui li propagandano.
Certo oggi sono molti quelli che si rivolgono a nuovi culti o a vecchi culti riverniciati. Ma il mix di spiritismo, astrologia, reincarnazionismo chiamato New Age, ha davvero maggiore attendibilità scientifica di Babbo Natale?
> Certamente si, fin quando si pretenderà che il natale sia una festa “cristiana”.
Il neo-buddismo è una religione? No, è una filosofia tutto sommato nichilista. Il suo fondamento (nelle sue infinite varianti) è questo: liberarsi dal desiderio per liberarsi dal dolore, evitare le cattive azioni per uscire dal ciclo delle reincarnazioni e raggiungere il Nirvana (cioè il Nulla, dove non c’è dolore, ma neanche gioia). Se uno soffre non ci si può far niente: è il suo karma; è stato cattivo in una vita precedente. In fondo queste “religioni” sono la proiezione mistica (insopprimibile nell’uomo) dell’edonismo imperante. Ognuno si crea una sua religione-fai-da-te, con un Dio che è a propria immagine e somiglianza.
> Non vedo quale sia il problema; tutt’al più, nella prossima vita dovremmo preoccuparci soltanto di ritrovarci a rileggere e confutare (con nostro rammarico, ma non senza piacere) un altro Cammilleri… E purtroppo, dato che ogni medaglia ha il suo rovescio, con grave danno per la creatività dello spirito comico, in caso contrario.
Anche il proliferare di stregoni, maghi e cartomanti ha lo stesso scopo: star bene ed avere fortuna. Molti cercano di ovviare al proprio disagio esistenziale tuffandosi in una qualsiasi delle offerte che l’attuale “supermarket delle religioni” mette a disposizione.
Ma la ricerca di Dio, cioè della Verità (che non può essere che una), può esigere il contrario. Il Cristianesimo, infatti, non ti propone benessere, ma la Croce.
> Ovvero, propone lo stesso malessere (dato che non propone benessere), con l’aggravante dell’introiezione della sofferenza (altrui), che ingenera chiaramente l’ipocrisia, la falsità, l’opportunismo, la violenza.
La Verità, ti dice, ha questo prezzo; i vantaggi li vedrai dopo.
> Estremamente comodo; pascaliano, direi.
Insomma chi afferma di cercare la Verità, ma in realtà cerca solo se stesso, non trova affatto Dio. Lo trova solo chi cerca Lui, anche a costo di dover rinunciare a se stesso.
Le monarchie assolute
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C è chi ancora sostiene che la rivoluzione protestante abbia aperto la via alla “libertà”. E’ vero l’esatto contrario. Spezzato il monopolio romano sulla religione il compromesso “cuius regio eius religio” consegnò le varie chiese, ormai “nazionali”, al potere civile. I re, ormai, non riconoscevano più l’autorità morale del Papa. Dunque su di loro adesso c’era solo Dio. In Inghilterra lo scisma di Enrico VIII proclamò il re capo della chiesa anglicana: cioè lo dichiarò “papa” nei suoi possedimenti, con potere di decidere in materia di dogmi e di fede (cosa che i sovrani inglesi hanno ancora oggi).
> Orbene, Enrico VIII, per quanto discutibile su altre questioni, non fece altro che arrogarsi il diritto d’accorpare, sullo stile del pontifex maximus romano, potere religioso e secolare; il problema, per certuni, è che scavalcava la tradizionale classe di parassiti che vanno sotto il nome di sacerdoti.
Chi la pensava diversamente non era più solo eretico ma anche “traditore”, passibile di impiccagione e conseguente squartamento del cadavere.
> Di cosa erano passibili gli imputati dell’Inquisizione?
Già lo vedemmo, ne fecero le spese oltre settantamila cattolici (tra parentesi, solo alla fine del secolo scorso cessarono le discriminazioni amministrative nei confronti dei cattolici inglesi). La dittatura di Cromwell completò l’opera sterminando mezza Irlanda in uno dei primi genocidi organizzati della storia.
> Non capisco: una monarchia non è “assoluta” sin quando riconosce il potere indiscutibile (quindi assoluto) della chiesa?
Altra parentesi e altro massacro: all’altro capo del mondo, in Giappone, mercanti protestanti aizzarono l’imperatore nipponico contro i missionari cattolici, facendo credere che questi erano le avanguardie di una conquista spagnola o portoghese.
> Cosa che anche lo shogun aveva già capito da sé, senza intervento di delatori. A me pare, invece (ma posso sbagliarmi, chiaramente), che furono piuttosto i particolarismi coi francescani a proposito delle Filippine, ad aver portato alla decisione di impiccarli insieme ai gesuiti, da parte dei governanti giapponesi. Come in Cina, la controversia sviluppatasi fra gesuiti da una parte e domenicani e francescano dall’altra, portò i governanti cinesi ad allontanare a causa del contendere, poiché, pretendendo di cambiare i culti in casa altrui (come loro uso), provocavano gli ospiti; politica che continuò proprio fino al Secolo dei Lumi, quando Roma – non certo Parigi – continuò a condannare i “riti cinesi” e ad istigare i “missionarii” a non tollerarli.
Si scatenò la persecuzione. Nel 1537 un gruppo di ronin cattolici (i ronin erano samurai senza padrone) si misero alla testa di una rivolta e si arroccarono nel castello di Shimabara.
> Il fatto che Cammilleri si picchi di fare delle interlineari di spiegazione su certi termini, indicherebbe o che stia copiando le parole di qualche suo idolo, o che si stia riferendo ad un’audience di sprovveduti. Nell’uno o nell’altro caso, la cosa è fondamentalmente grave. La rivolta di Shimabara (che avvenne – a supporto della prima delle ipotesi di cui sopra – nel 1637, non cent’anni prima), fu una reazione cui si pervenne nel climax dell’epoca Tokugawa dopo strascichi sia internazionali che locali, dei quali cercavano di approfittare i soliti sciacalli e sbandati, guarda caso, cattolici cristiani, cavalcando l’onda di dissidii interni successivi alla sconfitta dei daymio rivoltosi cristiani a Sekigahara, il cui comportamento nei confronti dell’iniziale benevolenza di Ieyasu (quasi un “Gesù”) venne ricambiato in maniera non strana da attendersi, dato ciò cui ci ha abituato il cristianesimo in due millenni. Il periodo culminerà poi, a metà del 1800, negli incidenti posteriori allo sbarco di Harris, dei quali molti ben informati conoscono sia cause che effetti, finché, con l’èra Mejii, il cristianesimo venne accettato; quindi, non capiamo a cosa il nostro voglia alludere, ma come al solito è chiaro che, nel tentativo di far consonare due campane, Cammilleri finisce per spaccarle entrambe. Forse gli dispiace il fatto che, nonostante gli eroici furori, il cristianesimo sia praticato oggi solo dall’1,5% dei giapponesi.
Dopo una lunga ed eroica resistenza vennero tutti massacrati. Gli odierni film sulle arti marziali hanno finito per dare una patina “eroica” al Giappone feudale. In realtà si trattava di un sistema ingiusto e spietato, che opprimeva i contadini e teneva le classi inferiori per “cose” a disposizione dei padroni-feudatari.
> Un po’ come la baronia siciliana perpetuatasi fino ai tempi di Giuliano, vuol dire Cammilleri?
Così era anche in Cina e in tutto l’Oriente. Molti di questi sventurati si fecero cattolici proprio perché la religione dei missionari predicava il riscatto e l’uguaglianza. Tuttavia a Shimabara si limitarono a chiedere la stessa libertà di culto di cui godevano i Buddisti, i Confuciani e gli Shintoisti.
> Cammilleri vaneggia; è noto che Ieyasu – ottimo politico – avesse inizialmente accolto i cristiani proprio per limitare lo strapotere del buddhismo.
All’assedio di Shimabara contribuì anche una nave olandese. Da quel momento tutti i cattolici giapponesi vissero nel terrore. Se scoperti venivano crocifissi o arsi sulla “collina dei martiri”, a Nagasaki. Quando gli Americani costrinsero, nel secolo scorso, il Giappone ad aprire le sue frontiere, i missionari trovarono una forte comunità cattolica clandestina proprio a Nagasaki. Aveva resistito per oltre due secoli. Ma venne spazzata via dalla bomba atomica che giusto su Nagasaki fu lanciata, sebbene la città non presentasse obiettivi militari.
> Altri martiri ignari, o semplici coincidenze astrali?
Torniamo all’Europa. Le idee espresse dall’Umanesimo, maturate nel Rinascimento ed esplose nella Riforma vennero poco a poco condensate sul piano politico da un ceto di “legisti”, stipendiati dai sovrani. Costoro presero a costruire teoricamente lo stato moderno, quello al di sopra del quale non c’è niente e nessuno. Ai re faceva comodo, naturalmente.
> La “fecero comoda” anche quando il papa dava loro potere assoluto, salvo la sottomissione a seguire i suoi ordini?
Finì che la volontà di Dio venne identificata con quella del sovrano, il quale divenne “assoluto”, cioè ab (legibus) solutus, “sciolto dalle leggi” che egli stesso emanava. “Lo Stato sono io”;, diceva adesso con ragione il re di Francia.
> Non capiamo (in verità, non capiamo tante cose, dei virtuosismi cammilleriani…) l’intercalare pseudo-mesmerica: forse che nel caso di Luigi XIV egli poteva gridare “con ragione” una frase che attesta quello che per Cammilleri qualche sproloquio prima è stato l’esecrato assolutismo dei sovrani?
Tale processo culminò con Luigi XIII, il quale poco alla volta esautorò la nobiltà togliendole tutti gli incarichi, ma non i privilegi connessi. I nobili vennero attirati a Corte e trasformati in un ceto semiparassitario.
> Ha forse il nostro qualche paragone da non poter fare con le corti di subparassiti di cui si circondarono pontefici ed alti prelati dal periodo della pornocrazia fino al 1800?
Tutte le funzioni che avevano precedentemente (amministrazione, difesa, giustizia a livello locale) vennero loro tolte, lasciando loro solo gli alti gradi militari. In questo modo tra il monarca e i sudditi non c’era più niente a far da schermo. Solo la Chiesa. Ma essa venne sistematicamente attaccata ed erosa da estenuanti bracci di ferro col potere civile. Fu il cosiddetto Gallicanesimo in Francia e il Giuseppinismo in Austria, tendenze statalistiche che sottoponevano la nomina dei vescovi al gradimento del sovrano e ponevano di fatto l’attività della Chiesa sotto il controllo dello Stato. Nei paesi protestanti tale controllo era scontato. In Spagna e in Portogallo ministri accentratori e illuministi (come il marchese di Pombal, responsabile della distruzione delle reducciones dei gesuiti nel Sudamerica; è narrato nel film Mission) si incaricarono di adeguare il loro paesi alle tendenze generali.
> Quindi, Il nome della Rosa è una constructio ad sensum, mentre la pastiche intitolata Mission è storicamente fedele? O forse quel che vale per i conquistadores, “costretti” a comportarsi barbaramente dinnanzi a civiltà “diverse”, non vale per i gesuiti, quegli stessi frequentemente visti con sospetto persino a Roma, ma ora cristianamente interessati ai convertendi in un clima e contesto lontano dall’ipocrisia del Vecchio Mondo? Non si tiene conto, peraltro, che gli attacchi paulisti fossero escrescenza di un clima di rivalità fra le due nazioni (cattoliche) alle quali il Vaticano aveva ripartito il nuovo continente. Così l’Enciclopedia Cattolica in proposito alla situazione originaria prima dell’arrivo dei gesuiti: “I nativi, sottomessi con le armi (o volontariamente, aggiunge l’estensore. Nota nostra: i “selvaggi” si convertivano “spontaneamente” per profittare delle esenzioni della Cedola Real…) erano stati posti sotto il giogo dell’encomienda […] divenendo schiavi dei conquistadores”. A questo “reagirono” i gesuiti sopraggiunti, onde meglio controllare il lavoro dei “dipendenti” secondo un sistema ben diverso da quello illustrato da certa filmografia… Se non sbaglio, de Carvalho ottenne dal Vaticano il riconoscimento di un’inchiesta poi condotta dal cardinale Saldanha, che appurò l’evidenza di traffici scandalosi dei gesuiti portoghesi in tutti i continenti, Sudamerica in primis. Seguì, poi, lo scioglimento della compagnia per decreto papale (fra gli esecrati regnanti illuministi che non lo accolse vi fu Caterina di Russia).
Filosofie come il Positivismo ed eresie come il Giansenismo nel frattempo si incaricavano di svuotare il Cristianesimo nella sua versione cattolica, scemando sempre più l’autorità morale (ormai non più universale) del Pontefice romano.
> Fortunatamente.
(CONTINUA)