Facciamo finta che già non sia così (sappiamo bene che è già così). Educhiamoci, stiamo tranquilli, dormiamo: vigilano per noi…
Così il telefonino « rivela » dove sei
Dalle aziende alle famiglie: un abbonamento per rintracciare al computer chi usa il cellulare
Mariti ( o mogli) infedeli: attenti. Lavoratori amanti del cappuccino ( o della spesa) in orario di ufficio: pensate bene a quello che fate. Adolescenti pronti a trasferte notturne all’insaputa dei genitori: la pacchia sta per finire.
Tra breve potrebbe diventare operativo un sistema in grado di localizzare con uno scarto di appena 50 metri la posizione di una persona. Ovunque si trovi. Satellite? No, telefonino: e non si tratta di una tecnologia da « 007 » . Tutt’altro: in Gran Bretagna, dove il servizio è attivo già da qualche tempo, a offrirlo sono diverse società Internet in collaborazione con i principali operatori telefonici come Vodafone, Orange e T- Mobile, come riferisce il londinese Sunday Times: si chiama Lsb, Location based service ( Servizio di localizzazione). Prezzo: 5 sterline al mese, ovvero circa 7,5 euro.
TARIFFA — Una tariffa modica che dà la possibilità di controllare ( spiare?) i movimenti delle persone a noi più care. Il marito fedifrago non potrà più inventare scuse tipo: « Sono in riunione, cara, farò tardi » .
Perché la risposta della moglie, il tono della voce gelido come un iceberg, sarebbe: « Tesoro, so benissimo dove sei. Lo vedo sul monitor del computer: ben lontano dal tuo ufficio. Chi c’è lì con te? » . Senza attendere la risposta del poveretto colto sul fatto, diciamo che questo servizio da « grande fratello » sta suscitando non poche polemiche in Gran Bretagna. « La semplice esistenza di questa tecnologia incoraggerà una cultura da guardoni » , ha dichiarato al Sunday Times Mark Littlewood, responsabile di Liberty, associazione per i diritti civili.
L’Lsb, definito anche « Friend tracking » ( insegui mento degli amici), funziona senza l’ausilio di particolari chip o software da spie professioniste. Semplicemente utilizza il segnale del telefonino Gsm che, una volta acceso, si collega con il ripetitore più vicino.
SEGNALE — Il ripetitore, grazie alla particolarità del segnale Gsm, è in grado di stabilire la distanza dell’apparecchio dal centro della cella stessa. In più, se quella particolare zona è « coperta » da altre celle ( in città è più frequente), con rapidi calcoli trigonometrici, la localizzazione diventa ancor più precisa: in media lo scarto è di 50- 100 metri. Quanto basta per sapere se il marito è davvero in ufficio. O se il figlio è andato alla festa dell’amica o magari in discoteca: una volta inserito il numero da trovare su un’apposita pagina web, infatti, il motore di ricerca si attiva e mostra su una cartina topografica dove si trovi in quel momento il cellulare. Un’invasione indebita della privacy? Molti lo pensano. Ma i gestori del servizio — che non sono gli operatori telefonici tradizionali ma società terze che si avvalgono di Internet per comunicare con i loro clienti — si difendono. Innanzitutto, spiegano, per mettere sotto controllo un telefonino occorre il consenso del proprietario dell’apparecchio. Che subito riceverebbe un messaggino di testo con tutte le informazioni del caso e le istruzioni per accettare o respingere il servizio.
ATTIVAZIONE — Inoltre, per evitare che l’attivazione sia fatta all’insaputa della persona da controllare, questi Sms « informativi » vengono spediti regolarmente al suo telefonino.
« Riceviamo un sacco di richieste di mogli interess ate a mettere sotto ‘ tutela’ un cellulare senza dir nulla al marito — dice Andrew Overton, direttore di VeriLocation, una società che offre il servizio- spia — . Ma noi non possiamo fare altro che rispondere: ‘ Spiacenti, non possiamo essere d’aiuto’ » .
GARANTE — Vedremo presto questo servizio in Italia? I principali operatori come Tim, Vodafone e Wind fanno sapere che per il momento non se ne parla. La risposta è uguale per tutti: « Troppi problemi di privacy, il sistema non è ancora abbastanza chiaro. In futuro si vedrà » .
Chiunque vorrà aprire questo capitolo, tuttavia, dovrà tenere ben presente le « linee guida » sull’argomento sottolineate dal garante per la privacy Stefano Rodotà in un documento diffuso alla fine dello scorso luglio, nel quale si invitano gli Stati dell’Ue ad « armonizzare le norme nazionali » in modo da definire « procedure assolutamente trasparenti in tutta l’Unione europea » .
Paolo Salom sul Corsera