di As Chianese
Le nostre erano pellicole commerciali. Nascevano da una mia idea originale ma poi, per volere del produttore, venivano aggiustate a seconda dei mercati nella speranza di poter vendere il film. In realtà, anche se non era ancora scoppiata la moda dei numero 2, 3 ecc, quei film erano idealmente dei sequel, per lo meno venivano venduti come tali.
Ho conosciuto Massimo Lavagnini una sera d’estate a casa di Fulci. Disse che voleva farmi una intervista. Mi invitò a casa sua, dove aveva uno scantinato, tipo il negozio “Profondo Rosso”, dove aveva cimeli e girava filmini con la sua telecamera, mi coinvolse insieme ad altre persone presenti ad una cena in una specie di filmetto, che solo dopo ho saputo essere diventato un film vero e proprio: “Sick o Patichs”.
Mentre su “Evil Come Back”, uscito in italia come “Per Sempre” e diretto da Lamberto Bava chiariamo una cosa: Fulci non ha mai scritto una riga di un suo film, né quelli miei, né quelli scritti da altri sceneggiatori. Fulci era incapace di scrivere, ma soprattutto era incapace di avere idee. La prova sta nel fatto che quando io ho abbandonato un regista (Fulci, Lenzi, Massi, Lamberto Bava) questi non sono più riusciti ad avere certi successi. Comunque io ho scritto sempre da solo e sempre su mie idee originali.
Il fatto di “Evil Come Back” nasce in questo modo. Il film doveva essere fatto da Fulci, a lui piaceva da impazzire e in effetti era una delle mie migliori sceneggiature, se non la più bella. Fulci portò il copione a un produttore senza una lira che fallì e non mi pagò, quindi la sceneggiatura tornò mia. Fulci sparì per due anni ed io, due anni dopo, la dieci a Lamberto Bava, Fulci, non stimava Bava e moriva per quella sceneggiatura, sostenne prima che quando un regista vuol fare un film da un copione quel copione diventa suo, poi visto che il film gli veniva tolto andò in giro a dire che era suo e che io gliel’avevo rubato, ma fu lui a comportarsi male in quella circostanza, come in altre. A me non me ne fregava niente allora, come non me ne frega niente adesso. Volevo bene a Lucio e so che ha avuto tanta sfortuna nella vita, che si era incattivito, ma non era colpa sua, mentre invece avrebbe meritato un rispetto e una stima maggiore da parte del cinema italiano. Ma “Evil Come Back” è roba mia.
Lamberto Bava, che dire? suo padre, scherzando, diceva: “è un mio spermatozoo riuscito male”. Lamberto non è un autore (Dario sì, Dario per me è il più grande regista italiano insieme a Sergio Leone) però è un ottimo professionista. Quando ha un buon copione e una buona produzione può fare dei film discreti. I suoi limiti sono l’ansia che lo rende insopportabile, la presunzione per cui spesso fa di testa sua senza ascoltare gli altri e la mancanza assoluta di riconoscenza. Lamberto l’ho rianimato due volte, con “La casa con le Scale nel Buio” quando ho convinto Martino a prenderlo e a dargli un’altra possibilità come regista, e quando gli ho servito “Dèmoni”, film che hanno cercato in tutti i modi di rovinare a cominciare da Franco Ferrini, responsabile delle ultime sceneggiature di Argento.
Ruggero Deodato?. Tecnicamente bravino ma sostanzialmente un regista da anni sessanta, deve la sua fortuna, come Jacopetti con “Mondo Cane”, a quel pizzico di cinismo e di sadismo necessari per mettere a morte animali e filmare. Non sono un estimatore dei film di cannibali, al contrario. In “Inferno in Diretta”, film molto pasticciato perchè nasceva non da una storia originale ma almeno da tre spezzoni di storie diverse (la foresta con il cannibalismo, “Congo” di Crichton col giornalismo via satellite, l’avventura tipo “Il Fiume del Grande Caimano” ecc…) si è in fondo sprecata una occasione perché si è volati bassi. Ruggero gira bene, ma non ha voglia di lavorare. Gira senza leggere i copioni. Preferisce fare la pubblicità dove guadagna di più e fatica di meno. E’ ricco di famiglia, impazzisce per le belle donne ed è sempre dell’ idea di lavorare solo per hobby, come se non gli freghi nulla del risultato finale del film.
“Dèmoni“? Nasce col fatto che Dario aveva problemi economici dopo “Phenomena” e aveva bisogno di girare un film a basso costo ma col suo marchio. Aveva un progetto di Luigi Cozzi, un film di fantascienza che non lo convinceva molto. Lamberto Bava e io invece dovevamo produrre “Dèmoni” insieme a Luciano Martino. Lamberto raccontò una sera il progetto ad Argento e Dario gli disse che voleva farlo. Ci fu un mezzo pasticcio con Martino, che ci rimase male ma in realtà non aveva firmato alcun contratto. Lamberto e io non facemmo società insieme, ma l’apporto di Dario Argento fu fondamentale per trasformare un piccolo film in una sorta di evento. “Dèmoni” era ricco di chicche, purtroppo Dario impose Franco Ferrini come cosceneggiatore. Ci furono attriti fra me e lui, e io, che sono un tipo fumantino, li mandai tutti a quel paese. Avevo però ragione, tanto è vero che Argento mi richiamò per fare “Dèmoni 2” e poi “Dèmoni 3”, che era ambientato su un aereo.
Il guaio di questo film stava non tanto nel fatto che il soggetto zoppicava quanto in Mario Cecchi Gori che lo doveva produrre e che non lo capiva. Quella storia non si fece, ma divenne in seguito “La Chiesa”, film ideato e scritto da me, con lite con Lamberto Bava che era nervoso perchè doveva scegliere tra fare il film o iniziare a produrre i suoi telefilm della serie “Alta Tensione”, sapendo che c’era Michele Soavi in panchina che si era già tolto la tuta e non vedeva l’ora di scendere in campo. Io, come al solito, mandai tutti a quel paese e mi diedero un sacco di soldi, ma proprio tanti, per non firmare il film.
Cosa faccio adesso? continuo a scrivere e lavorare. Molto, purtroppo, per la TV, ma i film, quei film, non li produce più nessuno. Vivo in campagna, in una casa con quindicimila libri, ottocento padelloni, 1200 cd e tremila videocassette, più una moglie, Elisa Livia Briganti, un figlio, che ha fatto l’aiuto regista a Martin Scorsese in “Gangs of New York” e ha lavorato con Ridley Scott, con Mel Gibson e adesso con Mike Nichols in un film con Al Pacino e Meryl Streep. Ho anche una figlia, che è una delle più grandi esperte di Shakespeare, ha vinto un concorso e sta all’università, ad anglistica per un dottorato con tesi su Stoppard ed è anche una scrittrice e traduce sceneggiature. Ho tre cani, tre bestie nere immani, due tartarughe e 25 gatti.
Sto vivendo un bellissimo momento creativo e me la godo, rispondo alle e-mail di quelli che si ricordano di me, o mi hanno scoperto. Molti non conoscono la vera storia del cinema italiano di genere. Pensa che ho inventato il personaggio del commissario Monnezza, che ho scritto vari polizieschi, ma ho anche firmato “Dov’è Anna?”, sceneggiato televisivo in quattro puntate sulla droga che nel ’91 fece una audience paurosa e cambiò il modo di fare fiction in Rai.
Cosa penso dell’attuale cinema italiano? che Moretti l’ha rovinato. Mi piacciono da morire due o tre film suoi, non mi piace il morettismo sia come scuola, sia come suo comportamento. Per il resto che dire? Dario è, dal punto di vista dell’immagine, il migliore in assoluto. Sergio Leone ha l’epica del racconto e la sintesi del dettaglio. Enorme. Poi, a parte i padri tipo Fellini, Visconti, Rossellini, De Sica ecc. c’è il vuoto assoluto.
Non vedo un grande futuro, anche perchè non vedo una grande domanda. Il pubblico si accontenta, è come addormentato, impigrito, drogato da una melassa esistenzial-culturale che gli impedisce di vivere, di spaccare le sedie al cinema, di chiedere film veri, mentre invece di accontenta di fare “Vacanze sul Nilo”. Non c’è futuro se “Vacanze sul Nilo” è il più grande incasso di questo natale.
Il web… sarebbe (è) una grande cosa, ha potenzialità infinite ma… è un mezzo giovane, usato più da chi deve ricevere che da chi deve offrire, quindi, per il momento, sa molto di dilettantismo, però il futuro è suo. Sarà il vero grande fratello, quello che… ma è un’altra storia.