di Daniela Conti
Urania, la rivista che ha aiutato a sognare generazioni intere di italiani, dal gennaio dell’anno prossimo diventa mensile. Uscirà dunque un solo fascicolo al mese, mentre adesso ne escono due che restano in edicola un mese intero. E’ una conferma della crisi mondiale della fantascienza scritta, che non è riuscita a resistere all’invasione di campo da parte degli altri media.
Gli Urania hanno sempre circolato in casa mia. Mio nonno e mio papà si dividevano avidamente i libri di Salgari e Dumas, gli Urania e i libri di Kolosimo.
E io bimbetta guardavo i grandi che parlavano di cose strane: astronavi e tigri della Malesia, mostri astrali e marini, eroi con la scimitarra o con le spade o con pistole laser…
Fino a che il nonno benevolo mi ha messo in mano a 7 anni i 3 moschettieri e mi ha detto: comincia da questo e poi andrai avanti…
E così è stato, da quel primo libro per me enorme, che per 1 anno viaggiava dal comodino al letto, facendo fatica a capire e finire… Nonno che vuol dire questo, nonno che vuol dire quell’altro… E quando l’ho finito la soddisfazione, il senso di essere grande… di essere entrata nel mondo dei grandi e di poter parlare con nonno e papà dei LIBRI… i libri che andavano e venivano in casa mia.
Nonno scendeva in un piccolo negozietto sotto casa in cui si scambiavano gli Urania, i gialli, i fumetti. Un posto impolverato e magico. Mi portava con lui e io sceglievo per lui i libri dalle copertine e gli dicevo: nonno lo leggiamo insieme? E allora sulle panchine davanti casa il nonno e la bimba leggevano di storie fantastiche con le astronavi… nonno ma quanto sono grandi le astronavi e dove arrivano? Lontano nello spazio, vicino alle stelle e sono tanto grandi e un giorno ci andremo sopra… Nonno ma perché non inventi la macchina del tempo e mi porti indietro al tempo dei faraoni? Chiudi gli occhi e immagina, ora ti racconto.
Poi la bimba ha cominciato a crescere e gli Urania e tutti gli altri libri di cui il nonno le aveva parlato li ha cominciati a leggere da sola. E i libri continuavano ad entrare ed uscire, a moltiplicarsi e scambiarsi…
Urania che ritornano dentro casa e che diventano un non luogo, un mezzo per ricominciare a dialogare con un padre che amo, ma con cui da tempo il dialogo si era fatto teso, difficile… difficile veder crescere la figlia unica femmina, comunista e irridente, ribelle e non conforme… difficile veder invecchiare un padre che dimentica le cose, che fa fatica a nuotare, che non può portarti più in bicicletta.
Ma con i libri davanti, con il papà che entra in stanza: Dani l’hai letto il numero di ottobre che hai preso, me lo consigli? Mmmm, ho letto questo ma non l’ho capito, non m’è piaciuto e a te?
E così ricomincia uno scambio e io stupidamente mi commuovo tornando a casa e trovando mio papà seduto sulla poltrona con il televisore spento a perdersi come un bimbo nuovamente nella lettura…
E’ perdere qualcosa sapere che Urania diviene rarefatta, che la fantascienza
venga considerata rarefatta.