raffi.jpgStiamo pubblicando alcuni distinguo sulla massoneria, per affrontare, nel più sereno dei modi, l’argomento che preme: preme tutti sul cranio dall’alto, da Palazzo Chigi in giù. Parliamo della P2 e del passaggio alla P3, ma anche della P1. Tranquilli: Carmilla non ospita un emulo di Pecorelli. Niente rivelazioni o scoop: già non ci siamo abituati, e poi in questo caso ci sembrerebbe di andare a combattere i mulini a vento. Piuttosto tentiamo un’opera di risveglio delle coscienze e di rinfresco della memoria. Prima di pubblicare una folgorante cronistoria di Gianni Barbacetto sull’affare P2, però, siamo colpiti da sincronicità. Oggi, accedendo a Repubblica, vediamo il faccione alla Cofferati in cazzuola dell’attuale Gran Maestro del GOI (Grande Oriente d’Italia), Aurelio Raffi (è quello qui a fianco, vestito strano). E’ utile replicare qui l’intervista che ha rilasciato a Concita De Gregorio: si parla anche e soprattutto di Licio Gelli, anche se il povero muratore proprio non vorrebbe accennarne.

da Repubblica.it (oggi va così…)

Parla Gustavo Raffi, Gran Maestro di Palazzo Giustiniani,
la prima e più grande “famiglia” d’Italia

“Il Grande Oriente è risorto”
così torna la nuova massoneria

Quindicimila affiliati in lista, mille nuovi iscritti nel 2003
di CONCITA DE GREGORIO

ROMA – Se fosse un villaggio vacanze il Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani sarebbe leader di mercato, cataloghi a colori e offerte premio. Almeno mille nuovi iscritti nel 2003, un aumento costante di adesioni del 10% all’anno dal ’99 in qua: quasi 15 mila massoni in lista, al momento. E’ vero quel che dice Francesco Cossiga: la massoneria vive una nuova primavera. Ma non è di questi numeri che Gustavo Raffi, Gran Maestro, va più fiero. “E’ l’età, quello che fa la differenza. In quattro anni l’età media degli iscritti è scesa da 54 a 42 anni. Capisce che cosa vuol dire? Che siccome i vecchi iscritti restano, e continuano ad avanzare in età, tra i nuovi sono moltissimi quelli che hanno trent’anni, ma anche 25, o meno. D’altra parte noi li incoraggiamo”. Chi ha meno di 28 anni gode di forti sconti nella quota associativa, e gli studenti non pagano.

Un luogo ameno la prima massoneria d’Italia, Grande Oriente d’Italia in sigla Goi: grembiule cazzuola e buoni sconto. A Villa Medici il Vascello biblioteche aperte al pubblico e sito internet con radio on line: Goi gr, vai alla diretta. Inserzioni pubblicitarie sulla rivista Hiram: “Recall srl, fornitore ufficiale del Goi”. Gran Segretario Abramo fiero del giardino della villa, obiettivamente fra i più belli di Roma. Manifesti, volantini di convegni. Bollettino quindicinale “Erasmo notizi” non più spedito agli abbonati chiuso in busta.

“Un giorno l’ho guardato e ho detto: via il preservativo”. Da allora giornale nudo in cassetta, triangolo e compasso in vista. Il Gran Maestro, d’altra parte, sarebbe perfetto per la tv: avvocato ravennate neanche sessantenne, gran barba accento romagnolo frequenti sorrisi, eloquio sciolto e amichevole da divulgatore di rango. Solo il nome di Gelli è capace di incupirlo. “Gelli è stato il nostro cancro, la P2 ci ha colpiti al cuore e il prezzo l’abbiamo pagato caro”. Questa storia della riammissione del Venerabile a una delle 74 massonerie d’Italia lo riprecipita in “quell’epoca buia da cui con fatica siamo usciti”.
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Gelli ha accettato la carica onorifica che gli ha conferito Giorgio Paternò, e lo conferma al telefono: “Sì, il caro Giorgio ha voluto farmi questo onore e lo ringrazio, anche se non faccio vita attiva di loggia ormai da tempo”. Il “caro Giorgio” è a capo della Gran Loggia Nazionale d’Italia di Rito Scozzese. Raffi, in proposito, usa tutta la diplomazia del caso: “E’ una massoneria che si autodefinisce tale. Le massonerie ufficiali e regolari d’Italia, tra cui il Goi, non hanno mai avuto rapporti con loro”. Aggiunge che la Gran Loggia Unita d’Inghilterra, il Vaticano delle massonerie, non la riconosce. Poi, col tono di cambiare argomento, racconta un aneddoto: “Un giorno un magistrato mi convocò in qualità di esperto, voleva avere da me notizie di una loggia su cui stava indagando. Vidi le carte e mi venne da ridere. Dissi: guardi, questa non è una massoneria, questa è la banda del buco”.

Lestofanti, truffatori. Ce ne sono stati parecchi, d’altra parte, qui nei pressi. “La P2 ha colpito al cuore la massoneria come le Br colpirono al cuore lo Stato. E come le Br erano nate dal Pci ma non erano il Pci, così la P2 è nata dalla massoneria ma non è la massoneria. Siamo stati le prime vittime di una condanna senza appello. Abbiamo pagato”.

Del prezzo fa parte il fatto che la Gran loggia unita d’Inghilterra ruppe le relazioni col Goi nel ’93, dopo l’inchiesta Cordova, e riconobbe l’autorità di Giuliano di Bernardo che uscì dal Grande Oriente e diede vita alla Gran Loggia Regolare d’Italia. “Poi anche Di Bernardo ha lasciato, ma quello fu comunque il nostro momento più difficile. Va detto anche che l’inchiesta Cordova si è chiusa con un’archiviazione alla quale non è stata data mai troppa pubblicità, ma anche questo deve far parte del conto”. Raffi si definisce “un mazziniano”.

E’ stato segretario provinciale del Pri a Ravenna negli anni in cui quella era la prima federazione d’Italia. “Ero un pacciardiano. Dalle mie parti si diceva el parti’, si intendeva il Pri”. Si è iscritto alla massoneria a 24 anni: era il 1968, non era quella la scelta più di moda. Ha fatto entrare in loggia suo padre, “di solito accade il contrario”. “Da Gran Maestro ho fatto un’operazione di trasparenza. Ho esordito dicendo: va bene Mozart, Garibaldi, Allende. Ma la gente non contesta quei massoni, diffida di noi. Una volta ci si riuniva nei sottoscala dell’Hilton, ora facciamo grandi meeting aperti al pubblico al Palacongressi di Rimini, coi manifesti per strada. E’ vero che la Giovine Italia era un’associazione segreta. Ma è anche vero che in democrazia la segretezza eccessiva genera inquietudine. Eravamo diventati un capro espiatorio”. Perché non pubblicare le liste degli iscritti, dunque? “E perché non pubblicare quelle dei partiti? I dirigenti sì, devono essere visibili, ma gli iscritti hanno diritto alla riservatezza”.

Alla massoneria si attribuisce un grande potere per via dell’alto numero, dell’anonimato e della collocazione sociale dei fratelli: una sorta di trama invisibile che attraversa lo Stato. “Lei pensa che i massoni abbiano per esempio il potere di condizionare un piano regolatore?”. E’ possibile, sarebbe un caso minore. “Io credo di no, in una cittadina dove una loggia conta, poniamo, dodici iscritti è più probabile che siano altri poteri a condizionare le scelte”. Perciò chi si iscrive lo fa perché attratto dagli studi esoterici e filosofici.

“Anche, sì. La nostra è una scuola di pensiero. Siamo uomini del dubbio, portati a pensare che ciascuno custodisca una parte di verità. E’ la religione civile che manca nel nostro paese”. Avvocato, dalla massoneria è nata la P2, non erano filantropi. “Quello è stato il sonno della ragione”. Avete una finalità di mutuo soccorso che quando si svolge tra primari ospedalieri e presidenti di camere penali non somiglia alla beneficienza. “Noi ci aiutiamo ed aiutiamo il prossimo, è vero. Tra gli iscritti ci sono avvocati e medici ma c’è anche il vigile urbano. Abbiamo associazioni come “Il pane quotidiano” di Milano che fornisce 500 mila pasti all’anno, gli asili notturni di Torino…”. E nelle logge non parlate di politica. “Non esageriamo. Il nostro principio fondamentale è la ricerca dell’armonia: il partitismo divide, ma la politica affratella”. E come pensa di scongiurare il rischio che, parlando e affratellandosi, non ci sia lì dietro un nuovo Gelli? “Con l’etica della responsabilità. Ogni libero muratore vigili sui propri comportamenti e su quelli altrui”.

Crede che funzioni? “Non è che io ci creda, io ci ho scommesso la vita. Detto in margine, ci ho anche rimesso una fortuna. Rimanere a Ravenna a fare l’avvocato mi sarebbe di molto convenuto. Ma poi: ha presente gli ideali?”.