Nella precedente puntata del dossier su Massimo De Carolis, sorta di evenienza shakesperiana in quel di Milano come Andreotti lo fu in quel di Roma, Gianni Barbacetto ricordava che Massimo De Carolis ebbe un ruolo nell’affaire Sindona. Conviene entrare nello specifico. Mentre De Carolis, affiliatosi a Forza Italia e divenuto addirittura presidente del consiglio comunale di Milano, celebrava un discorso in memoria di Giorgio Ambrosoli, le opposizioni perdevano la pazienza di fronte a quella che a molti apparve come un’estrema ingiuria. Ecco la reazione dei Democratici per l’Ulivo: “La presenza dell’avv. De Carolis in rappresentanza della comunità milanese alla commemorazione di Giorgio Ambrosoli, a vent’anni dal suo assassinio, e soprattutto il fatto di aver tenuto addirittura un discorso celebrativo, ha superato ogni limite di impudenza. Ciò considerando, evidentemente, la biografia e la storia politica e professionale del Presidente del Consiglio Comunale ed il ruolo, diretto e personale, svolto dallo stesso nella drammatica vicenda che è costata la vita al professionista milanese, e che costituisce uno dei capitoli più vergognosi della storia di Milano e del Paese”. Venne in quell’occasione divulgato un dossier sul ruolo di De Carolis nella vicenda Sindona – un documento firmato dall’avvocato Melzi che è piacevole, al solito, rileggersi, per comprendere cosa è stata l’indecente storia politica dell’Italia dell’ultimo trentennio.
I “RUOLI” DELL’AVV. MASSIMO DE CAROLIS NELLA VICENDA SINDONA
pubblico dossier a cura dell’avv. Giuseppe Melzi
L’attività politica e “professionale” di DE CAROLIS nella vicenda SINDONA (“…è il più grande scandalo dell’Italia Repubblicana, tanto grande che nessuno o pochissimi sembrano riconoscerlo per tale” – Giorgio BOCCA, “La Repubblica” del 17/07/1979), può essere così ricostruita:
1. LA DIFESA DEGLI AZIONISTI DI MINORANZA DELLA B.P.I.
Nell’immediatezza della liquidazione della B.P.I., settembre 1974, DE CAROLIS si autocandidò a patrocinare una ambiziosa “Unione azionisti di minoranza della B.P.I.”, lanciata attraverso inviti pubblicitari a pagamento, dichiarando di essere stato associato da un collega, l’avv. Marino MARIANI (cfr. “Il Mondo” del 21/07/1979).
L’avv. MARIANI smentì decisamente di avere associato DE CAROLIS alla propria attività in difesa di un gruppo di azionisti di minoranza sostenendo: “…per me non è certo andato da SINDONA” (cfr. “Affari Italiani” dell’ottobre 1979).
In realtà DE CAROLIS, con l’appoggio di altri ancor più eminenti rappresentanti politici della D.C., in particolare gli On.li ANDREOTTI, EVANGELISTI e STAMMATI, svolse una intensa azione di pressione sul MINISTERO DEL TESORO e sulla BANCA D’ITALIA per ottenere il ristoro dei danni subìti dagli azionisti, attraverso la sanatoria generale delle responsabilità del crack.
L’avv. AMBROSOLI e l’allora Governatore della BANCA D’ITALIA, Paolo BAFFI, avversarono rigorosamente tale progetto.
Anche a causa di polemiche interne e dell’imperversare delle stesse lotte di potere che nel giugno-settembre 1974 avevano impedito il preventivo “salvataggio” di SINDONA, l’iniziativa di DE CAROLIS non ottenne il risultato finale, ancorchè gli uffici del MINISTERO DEL TESORO (allora alle dipendenze dell’On.le Emilio COLOMBO, uno degli originari e influenti protettori del bancarottiere, colla non disinteressata collaborazione del prof. Ferdinando VENTRIGLIA, ex Direttore Generale del Tesoro e Amministratore Delegato del BANCO DI ROMA, allora candidato alla successione di Guido CARLI a Governatore della BANCA D’ITALIA), avessero elaborato un progetto di intervento, attraverso un decreto ministeriale con cui veniva ripianata ogni perdita a spese della collettività e coperta ogni responsabilità.
In concomitanza con l’intervento di DE CAROLIS, l’On.le COLOMBO fornì alle COMMISSIONI PARLAMENTARI incaricate una ricostruzione reticente e fallace della intera vicenda, di fronte alla quale l’allora Presidente della CAMERA DEI DEPUTATI, On.le Sandro PERTINI, ebbe ad insorgere commentando, senza essere ascoltato: “Non è ammissibile che sull’affare SINDONA il Governo stenda un velo pietoso!”.
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2. LA DIFESA DI UN DIRIGENTE DELLA B.P.I.
Contemporaneamente DE CAROLIS mantenne frequenti e regolari contatti con SINDONA, recandosi a fargli visita nel dorato rifugio dell’Hotel PIERRE di New York, finanche mentre era segretario della COMMISSIONE PARLAMENTARE inquirente sul caso LOCKEED.
Scoperto casualmente da un giornalista italiano, Maurizio DE LUCA, DE CAROLIS ammise di avere incontrato il latitante bancarottiere almeno 12 volte quale… difensore di un ignoto dirigente della B.P.I., interessato a raggiungere una transazione con SINDONA (cfr. “Il Mondo” del 21/09/1979).
Non si è mai saputo chi fosse tale “dirigente” e, comunque, non si spiegano i contatti diretti con SINDONA e quale “transazione” potesse mai essere raggiunta.
In tale periodo DE CAROLIS ricevette il premio dell’AMERICAN LEGION, consegnatogli da Paul RAO Junior che, in precedenza, aveva gratificato della stessa onorificenza il SINDONA e per le sue relazioni negli U.S.A. si affidò agli stessi personaggi italo-americani che favorirono la latitanza del bancarottiere e che risulteranno poi complici dell'(auto)rapimento di SINDONA.
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3. LE “MINACCE” TERRORISTICHE…
Nell’aprile del 1977 SINDONA rilasciò al periodico “Successo” una sintomatica confessione che prefigurava finanche la spregiudicata messa in scena dell'(auto)rapimento che verrà realizzata due anni dopo, rivelando il nome di due dei suoi principali “protettori” (ANDREOTTI e DE CAROLIS), denunciando ogni futura simulazione: “Ricevo telefonate minacciose. Lunghe intercontinentali che arrivano sin qui negli U.S.A. per dirmi ‘Caro SINDONA, l’ora funesta è giunta. Ciò che non ha potuto fare la giustizia di Stato, lo farà presto la giustizia popolare. NAP? Brigate Rosse? Non so. So però due fatti: I. La Sinistra extraparlamentare vuol fare di me il capro espiatorio dei mali politici ed economici in cui versa l’Italia. II. A Milano e in altre città italiane sono comparse scritte murali, di cui ho le prove fotografiche che dicono ‘A morte SINDONA e ANDREOTTI, crepino SINDONA e DE CAROLIS'”.
L’accostamento di DE CAROLIS a SINDONA e ANDREOTTI non poteva essere casuale.
Chi aveva dipinto queste significative scritte sui muri di Milano risultò essere stato incaricato e pagato direttamente da SINDONA: il “giornalista” Luigi CAVALLO che successivamente accuserà DE CAROLIS di aver ricevuto “milioni, protezioni e favori” da SINDONA e dal genero dello stesso.
Come si riporterà in seguito, DE CAROLIS, dopo una immediata querela, rinuncerà a far accertare il fondamento delle accuse.
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4. LA DIFESA DI SINDONA
Nel settembre del 1979, dopo la barbara uccisione del Commissario Liquidatore, avv. Giorgio AMBROSOLI, e dopo l’inverosimile, rocambolesco “(auto)-rapimento” di SINDONA, DE CAROLIS, in un’intervista concessa per “Il Mondo” allo stesso giornalista, Maurizio DE LUCA, che l’aveva scoperto mentre usciva alla chetichella dal lussuoso appartamento di SINDONA all’Hotel PIERRE di New York, rilanciò quello che è stato definito “il più grande ricatto della storia italiana”: “… il caso SINDONA è una delle più straordinarie vicende del dopoguerra. Anche se largamente battuto come scandalo da almeno due altri episodi… l’affare SIR e l’affare ITALCASSE… Uno dei protagonisti ricorre in tutti e tre i casi… è un politico… SIR-ITALCASSE si sono concluse: sembrano essersi concluse con un armistizio. O, forse meglio, in quei due casi non c’era uno scontro così frontale, fra le due parti rivali, come nel caso SINDONA. L’affare del finanziere siciliano invece è la storia di uno scontro gigantesco fra due fazioni diverse che non hanno ancora deposto le armi e fra le quali SINDONA è rimasto schiacciato… La mia impressione globale è che le violazioni di legge commesse da SINDONA non siano più gravi di quelle commesse da buona parte dei banchieri pubblici e privati negli ultimi anni… Io penso che la dimensione assunta da SINDONA abbia ad un certo punto minacciato l’equilibrio esistente fra i gruppi di potere più direttamente interessati all’attività bancaria… In un certo momento fu deciso a freddo ed a tavolino di far saltare il suo impero finanziario, che in quel momento poteva essergli tolto senza essere distrutto… Si aprì poi la lotta fra chi voleva l’estradizione e chi la ostacolava. A me è parso di cogliere un autentico cambiamento di prospettiva dell’intera vicenda proprio quando l’estradizione è stata negata…. Mi sembra impossibile non riconnettere l’uccisione di Giorgio AMBROSOLI, Liquidatore della Banca di SINDONA, al rifiuto dell’estradizione… Credo che si debba purtroppo prendere atto che l’omicidio è divenuto strumento di lotta politica in Italia. C’è stato del resto un altro caso recente sul quale le opinioni concordano: l’assassinio legato a motivi politici di Mino PECORELLI, incredibilmente trascurato alla stampa italiana, nonostante riguardasse un giornalista… E’ stato costruito in Italia un sistema articolato di feudi organizzati, ciascuno dotato di proprie strutture, giornali, banche, legami con i servizi segreti, rapporti internazionali e così via… devo ritenere che, sempre nell’ipotesi che il rapimento sia vero, sia rivolto soprattutto a strappare da SINDONA notizie per uso politico… Non notizie contro SINDONA o contro lo Stato, come potrebbero fare per esempio le Brigate Rosse, ma contro uno dei gruppi coinvolti nell’affare… La posta in gioco nel sequestro sembra essere la lotta politica… L’ipotesi più probabile è forse che SINDONA ritorni…” (cfr. “Il Mondo” del 21/09/1979).
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5. LE “ACCUSE” PUBBLICHE E GIUDIZIARIE
In una successiva intervista a “L’Espresso”, pubblicata nel numero del 30/09/1979, il DE CAROLIS alla domanda di Renzo DI RIENZO: “Lei però continua a non fare nomi, anche se lo sanno tutti che l’uomo politico più legato a SINDONA è ANDREOTTI”, rispose: “Non faccio nomi, l’ho detto anche al Giudice POMARICI, perchè non ho nessuno da accusare: metto sotto accusa un sistema di lotta politica. So naturalmente quello che la stampa ha scritto di ANDREOTTI in questi anni e non ho elementi per stabilire se tutto quello che è stato scritto sia anche vero. Ma sia che ANDREOTTI risulti coinvolto nell’affare SINDONA, sia che ne risulti la vittima, la mia conclusione non cambia, ed è questa: la lotta politica in Italia si serve ormai di mezzi che sconfinano nella criminalità”.
In una terza intervista ad un altro settimanale, “L’Europeo”, pubblicata nel numero dell’1 Novembre 1979 alla domanda di Teo DALAVECURAS: “… tanto che qualcuno sospetta anche Lei di giocare con lo scandalo SINDONA in vista del prossimo Congresso D.C…. E rimane il fatto che non ha pronunciato il nome di questo famoso uomo politico che sta dietro gli scandali SIR, ITALCASSE, SINDONA…”, rispose: “… Nessuno può farmi questa accusa, per la semplice ragione che nessuno è mai riuscito ad attribuirmi comportamenti clientelari. Il nome l’ho fatto al Magistrato e se non lo ripeto davanti a Lei è solo perchè è irrilevante: servirebbe a nascondere la reale posta in gioco”.
Infine, in una quarta intervista ad un altro periodico, il mensile “Affari Italiani” del novembre 1979, condotta da Rinaldo MARASI: “D. Onorevole, il burattinaio occulto degli scandali SIR, ITALCASSE e SINDONA, per sua ammissione ultima non è nè un ministro, nè un deputato, nè un uomo politico. Di fatto Lei indica implicitamente l’area dei tecnici, degli uomini del potere. E’ così?
R. No, riconfermo che è un politico.
D. I titoli più recenti sui quotidiani tranquillizzano i lettori annunciando che DE CAROLIS ha finito col correggere o ritrattare le sue rivelazioni.
R. Non è assolutamente vero che abbia corretto o ritrattato”.
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L’On.le Benigno ZACCAGNINI, allora Segretario della DEMOCRAZIA CRISTIANA, dopo la pubblicazione dell’intervista a “Il Mondo”, invitò immediatamente con una lettera il DE CAROLIS a riferire: “come Parlamentare al Presidente del Gruppo D.C. alla CAMERA e come cittadino alla Magistratura tutti i fatti e i nomi di sua conoscenza” (cfr. quotidiani del 15/09/1979).
Gli fece eco il Vice Dirigente dell’Ufficio Propaganda della D.C., On.le Giuliano SILVESTRI: “Non si possono lanciare sospetti indiscriminati sul mondo politico, sul mondo finanziario e sulla D.C. Abbiamo l’obbligo di fare chiarezza sui vari DE CAROLIS e sull’operato dei responsabili delle gestioni fallimentari nell’ambito delle Partecipazioni Statali, di quanti hanno sovrapposto l’interesse personale a quello della collettività” (cfr. “La Stampa” del 16/09/1979).
Il DE CAROLIS dapprima smentì addirittura di aver mai ricevuto l’invito del suo Segretario di Partito. Poi in una dichiarazione rilasciata all’ANSA: “… io non ho fatto alcuna rivelazione, nè ho rivelazioni da fare, non sono al corrente di segreti e di retroscena. Ho semplicemente formulato alcune ipotesi presentandole esplicitamente”. Precisò, ancora: “Non ho fatto alcun riferimento alla Democrazia Cristiana, o ad esponenti democristiani” (cfr. “Il Corriere della Sera” del 19/09/1979). E così nel colloquio col capo-gruppo democristiano alla Camera, On.le Gerardo BIANCO, escluse: “di aver mai accusato qualcuno (‘ministro’, ‘deputato’, o ‘uomo politico’)” (cfr. “il Giornale” del 21/09/1979).
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Ai Magistrati di Roma ALIBRANDI, INFELISI, SAVIA, riferì successivamente di aver segnalato il nome di un personaggio democristiano coinvolto nella vicenda all’On.le ZACCAGNINI. ZACCAGNINI non potè che smentire: “In relazione alle notizie secondo cui l’On.le DE CAROLIS, interrogato dai Magistrati, avrebbe loro fornito un nome già comunicato anche alla Segreteria della D.C., preciso di non aver recentemente incontrato il deputato milanese, nè di aver da lui ricevuto comunicazioni di alcun genere sul caso SINDONA” (cfr. “La Repubblica” del 27/09/1979).
DE CAROLIS non si recò spontaneamente a deporre, ma fu convocato formalmente sia a Milano che a Roma e finanche i Giudici di Roma dovettero disporre il sequestro del nastro di una ennesima intervista ad una TV privata romana, alla quale aveva riferito un’altra versione, ancora diversa da quella che fece verbalizzare.
Alla stampa quotidiana direttamente il DE CAROLIS lasciò intendere dapprima il nome di Giuseppe PETRILLI (cfr. “Il Giorno” del 18/09/1979 e “Paese Sera” del 19/09/1979). Poi al nome di PETRILLI aggiunge quello di Guido CARLI e di Ugo LA MALFA (cfr. “Contro” del 22/09/1979).
Di fronte all’Autorità giudiziaria l’identità cangiante del fantomatico personaggio subì ulteriori variazioni. Al Giudice milanese POMARICI, incaricato delle indagini sull’assassinio dell’avv. AMBROSOLI e sulle compromissioni dei politici nella vicenda SINDONA, l’incredibile, non spontaneo, testimone pur riferendo un nome, rimasto sconosciuto almeno per la stampa, tentò di minimizzare il significato dell’originario intervento, onde sfuggire alle proprie responsabilità processuali (cfr. “Il Giorno” del 22/09/1979).
Invece, alcuni giorni dopo, ai Giudici romani ALIBRANDI, INFELISI e SAVIA il nome riferito dal DE CAROLIS sarebbe stato quello di Ferdinando VENTRIGLIA, la cui rivelazione provocò l’immediata reazione del difensore di fiducia dell’interessato (cfr. “Il Corriere della Sera” del 27/09/1979).
Secondo una dichiarazione di un collega di Partito di DE CAROLIS, l’On.le Egidio CARENINI, che lo riferì ad un giornalista di Radio Popolare, il personaggio sarebbe Franco PIGA, Presidente del CREDIOP (cfr. “Contro” del 13/10/1979).
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6. “MILIONI, PROTEZIONI E FAVORI”
In risposta all’intervista rilasciata a Maurizio DE LUCA (cfr. “Il Mondo” del 21/09/1979), il giornalista Luigi CAVALLO l’1/10/1979 denunciò
clamorosamente il vero ruolo di DE CAROLIS: “Evidentemente per DE CAROLIS sono ‘motivi professionali’ i finanziamenti e i favori ottenuti da Michele SINDONA che, direttamente o tramite il genero Piersandro MAGNONI, hanno facilitato con decine di milioni la sua elezione a Deputato di Milano. Sono in grado di precisare i nomi di alcuni testimoni che hanno visto l’On.le DE CAROLIS incontrarsi a Lugano col MAGNONI, nonchè di persone che hanno sentito sue telefonate al numero 514366 di Lugano nel corso delle quali DE CAROLIS più che di appurare la verità dei fatti si preoccupava del ‘do ut des’.
A Lugano ci è andato personalmente per ritirare ricche buste… DE CAROLIS ha incontrato spesso e direttamente SINDONA a New York… Gli prometteva appoggi politici… Tutte le tournée politiche americane di DE CAROLIS sono state organizzate e finanziate con il concorso di Michele SINDONA… Sin dal 1975 SINDONA gli mise a disposizione il cosiddetto giro delle parrocchie per raccogliere dollari dall’American for Democratic Italy, emanazione elettoralistica di una sezione dell’American Legion, la potente organizzazione statunitense degli ex combattenti che conta milioni di iscritti… In realtà, sia ‘lo scontro gigantesco tra due fazioni diverse fra le quali SINDONA è rimasto schiacciato’, sia ‘la lotta fra chi voleva l’estradizione e chi l’ostacolava’ non sono ‘ipotesi’ bensì episodi accertati di un’annosa contesa alla quale anche DE CAROLIS ha direttamente partecipato cercando in ogni modo di favorire Michele SINDONA e ricevendo in cambio, come ho già detto, parecchi milioni, protezioni e favori…. Una sola è la notizia che l’On.le DE CAROLIS ha rivelato nella sua intervista, primo al mondo, ha formulato l’ipotesi che SINDONA verrebbe ‘restituito in Italia’, ma che, in tal caso, correrebbe altri rischi; quelli appunto successivamente precisati nell’ultima lettera arrivata all’avvocato di SINDONA, Rodolfo GUZZI… Come ha fatto l’On.le DE CAROLIS a leggere con tanta sicurezza, e con una settimana di anticipo nel pensiero dei rapitori di SINDONA?” (cfr. “Panorama” dell’1/10/1979).
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7. LA QUERELA
Lo stesso giorno, 01/10/1979, personalmente DE CAROLIS querelava il settimanale “Panorama” in persona del Direttore Carlo ROGNONI, e del Redattore Romano CANTORE, sostenendo: “…La diffamazione è gravissima; il discredito gettato da ‘Panorama’ nei confronti dello scrivente è estremo laddove si propone ai lettori con il suffragio di un testimone occulto la figura di un candidato che deve la propria elezione a persona perseguita da mandato di cattura; di un deputato che mercanteggia favori politici con la stessa persona; di un avvocato che strumentalizza e sfrutta il mandato professionale (nell’interesse dei piccoli azionisti e – dunque – antagonistico rispetto a quello di SINDONA) per ottenere da controparte – e cioè da SINDONA – favori e compensi…”.
“… Il sottoscritto viene affidato ai lettori di ‘Panorama’, dunque, nientemeno che come partecipe in una maniera o nell’altra del fatto criminoso del rapimento reale o simulato di SINDONA, in uno con i rapitori dello stesso SINDONA. Il sottoscritto lascia ai signori ROGNONI e CANTORE – ogni più ampia facoltà di prova e si riserva peraltro di contribuire alla formazione della prova stessa; prova che verte sui fatti in addebito nell’articolo la cui falsità è totale e drammatica; prova che coinvolge le motivazioni di tale proditoria aggressione e che presumibilmente attengono a un remoto giuoco cui il signor CANTORE ha sfidato lo scrivente e che trova deciso riflesso nella corrispondenza che si allega in copia fotostatica…”.
Nell’atto di querela DE CAROLIS, dichiarando di essere vittima di un atteggiamento preconcetto e sfavorevole da parte del settimanale, denunciava anche inauditi retroscena: allegava infatti uno scambio di lettere col Direttore di “PANORAMA”, nelle quali confessava di essere stato destinatario di proposte di violazione di importanti segreti professionali e d’ufficio, “in cambio di un atteggiamento ‘favorevole’ da parte del settimanale”.
In due diverse occasioni “PANORAMA” avrebbe richiesto al DE CAROLIS, membro del Collegio Sindacale della MONTEDISON, di rivelare l’oggetto delle discussioni del Comitato Esecutivo di tale Società.
Una terza, diversa richiesta sarebbe stata rivolta al DE CAROLIS, in qualità di Segretario della Commissione Inquirente sul caso LOCKEED, per far consegnare i verbali segreti dell’indagine.
Quest’ultima proposta non avrebbe avuto solamente una contropartita “giornalistica” (l’atteggiamento “amichevole) del settimanale che il DE CAROLIS stesso sostiene di essere riuscito ad ottenere da tutti gli altri organi di stampa, di orientamento politico contrari, ma finanche una contropartita più specificamente “politica”, consistente nella consegna da parte di “PANORAMA” di un documento non meno importante dei verbali richiesti: una lettera del Comandante della X MAS, Junio Valerio BORGHESE, rivolta a importanti esponenti militari ed avente ad oggetto il noto colpo di Stato, nel quale sarebbe stato coinvolto l’On.le Giulio ANDREOTTI.
Dunque, l'”inimicizia” di “PANORAMA” nei confronti del DE CAROLIS e la stessa accusa infamante di essere stato beneficiario di finanziamenti occulti da parte di SINDONA, sarebbe derivata dallo sdegnato rifiuto opposto dal legale-deputato… che, peraltro, mai denunciò tempestivamente questi gravissimi – se veri – episodi (cfr. Atto di querela e allegati).
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8. LA “DIFESA” PUBBLICA
Il 3 giugno 1980 l’emittente televisiva TELENORD mandava in onda un dibattito sul terrorismo in cui sono intervenuti da una parte Mario CAPANNA e Emilio MOLINARI di Democrazia Proletaria e dall’altra Massimo DE CAROLIS e Serafino GENEROSO della Democrazia Cristina.
CAPANNA nella introduzione del dibattito ha affermato testualmente: “…prima di rispondere alla questione del terrorismo io desidero precisare che di questo tema amo parlare, certamente con la D.C. Ma devo precisare che non amo parlare, anche se vi sono costretto, con un esponente della D.C.; in questo caso Massimo DE CAROLIS, che io giudico uno degli uomini più corrotti nella storia della Repubblica. Desidero precisare, DE CAROLIS, che sin da questo momento io ti chiedo di querelarmi, nel senso che se lo fai, mi renderai felice e se non lo farai in seguito a quanto dirò, dimostrerai di essere un codardo. Mi riferisco ai giochi immondi relativi al caso SINDONA: da oltre cinque anni DE CAROLIS vi è in mezzo. DE CAROLIS ha iniziato come difensore degli azionisti di minoranza, danneggiati da SINDONA, e quindi per coerenza professionale avrebbe dovuto essere contro SINDONA. Invece non solo lo ha protetto, lo ha fiancheggiato, lo ha incontrato ben dodici volte (come DE CAROLIS stesso è stato costretto ad ammettere) nentre SINDONA era latitante nei suoi rifugi dorati di New York e infine da ultimo la sua famosa intervista al Mondo del settembre scorso. Intervista dove si danno degli avvertimenti, e il suo stile è mafioso, anche in vista dell’imminente Congresso della Democrazia Cristina. E perchè DE CAROLIS ha fatto tutto questo? Noi abbiamo le prove del perchè l’ha fatto, e le prove sono anche affermazioni di un amico-nemico di DE CAROLIS, un uomo di estrema destra, quindi in questo caso per noi fonte molto attendibile giacchè non è dalla nostra parte. Afferma infatti tale Luigi CAVALLO, da sempre come DE CAROLIS, difensore del bancarottiere in questione, che la elezione a deputato di Milano di DE CAROLIS, egli l’ha ottenuta con cospicui finanziamenti di SINDONA. E aggiunge sempre CAVALLO (e forse questo spiega le 150.000 preferenze che DE CAROLIS ha preso) che successivamente alla sua elezione e durante la latitanza di SINDONA, DE CAROLIS medesimo ha continuato ad essere pagato perchè prometteva a SINDONA appoggi politici… Nell’intervista al Mondo, DE CAROLIS diceva: ‘c’è una coincidenza comune tra ‘l’affare SIR, ITALCASSE e l’affare SINDONA. Uno dei tre protagonisti, di questi loschi traffici, ricorre in tutti e tre i casi: è un politico del quale preferisco non dire il nome. Noi invitiamo, sfidiamo DE CAROLIS, dinnanzi ai telespettatori, ad approfittare di questa ultima occasione che gli viene offerta: dire qui il nome, perchè egli non l’ha mai detto. In ogni caso è evidente il reato di favoreggiamento
che DE CAROLIS ha ammesso ripetutamente, come parlamentare e come avvocato. Ma soprattutto come parlamentare, incontrando un latitante perseguito da due mandati di cattura della Procura della Repubblica di Milano… E a questo punto il mio parere è che se c’è un magistrato che non dorme la incriminazione di DE CAROLIS è automatica, come lo è stata per il suo degno compare, l’avvocato GUZZI di Roma”.
DE CAROLIS rispose testualmente: “… io non ti querelo per una ragione molto chiara… perchè il 13 giugno, esattamente una settimana dopo le elezioni, ci sarà un processo contro “PANORAMA”, su mia querela, in cui PANORAMA sarà costretto a cercare di dimostrare – e io penso che non ci riuscirà e che verrà condannato – che quello che ha scritto (le notizie che tu dai, sono state ricavate da PANORAMA) è completamente falso. Tu hai detto una cosa in cui si può anche scoprire il bandolo della matassa. Cioè hai detto che io sono stato avvocato degli azionisti privati della Banca di SINDONA e che ora lo sono di SINDONA. Il mio problema è molto semplice: io non sono un politico professionista, faccio l’avvocato; facendo l’avvocato mi trovo a volte ad avere di fronte, non in funzione di difensore, anche delle persone che han da fare dei conti con la giustizia: per questo fatto con SINDONA sono stato parecchie volte ad incontrarlo per ragioni esclusivamente professionali. Ad un certo punto, guarda caso, prima del Congresso democristiano – e questo è storia – qualcuno ha scritto, PANORAMA ha scritto, che io da SINDONA avrei preso dei soldi. La Magistratura io spero che funzioni ancora, ed il 13 giugno PANORAMA, il Direttore di PANORAMA ed il giornalista che han scritto queste cose spero che vadano in galera. Ho fatto tutto il possibile per consegnare alla giustizia questo problema. Ti posso dire una cosa: questa storia finisce male per PANORAMA, finisce molto male. Perchè PANORAMA si è prestata ad una speculazione politica contro gli avversari… Non è un paese in cui la lotta politica si svolge contro le regole del gioco, le più corrette, in questo caso io sono la vittima, non sono un protagonista della corruzione. Ripeto, siccome fra pochi giorni, finalmente c’è il processo, dirà la Magistratura chi ha ragione”.
Quindi, il DE CAROLIS rinviava la “sfida” all’esame della Autorità giudiziaria che avrebbe dovuto pronunciarsi inequivocabilmente, appena 10 giorni dopo il dibattito televisivo, e…”mandare in galera i propri pubblici “detrattori” (cfr. Relazione stenografica).
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9. LA REMISSIONE DELLA QUERELA
L’impressione che si trattasse di un espediente per sottrarsi ad un reale, pubblico accertamento della verità, trovava puntuale conferma il 13 giugno all’appuntamento previsto: DE CAROLIS faceva richiedere ai Giudici della V Sezione Penale del Tribunale di Milano un…rinvio dell’udienza, per giungere ad una remissione di querela ed evitare il processo.
Ed in realtà, alla successiva udienza del 17/10/1980, la sentenza dava atto: “…Con atto del 14/10/1980 Massimo DE CAROLIS ha rimesso la querela nei confronti di Carlo ROGNONI e Romano CANTORE per i reati in rubrica. Poichè la rimessione è rituale e non è stata ricusata, sulle conformi richieste del P.M. e del difensore, deve dichiararsi l’estinzione del reato. Il querelante va condannato alle spese del procedimento…”.
L’1/11/1979 nella citata intervista a “L’Europeo” a Teo DALAVECURAS che domandava: “Onorevole DE CAROLIS, lei ha previsto, più di un mese fa, la ricomparsa di Michele SINDONA. Ora che SINDONA è effettivamente rispuntato, in un rione equivoco di Manhattan, qualcuno può sospettare che le accuse di “Panorama” sui suoi legami con l’avvocato SINDONA non siano pura fantasia”, rispose: “Intanto, io ho querelato “Panorama”, spero proprio che non arrivi la solita amnistia. Lei sa che l’intervista a “Panorama” è stata concessa da CAVALLO, un mercenario pagato da SINDONA. Bene, tacciandolo per un anonimo ‘collaboratore’ di SINDONA, ‘Panorama’ ne sottopo… le calunnie, e
quindi è giusto che paghi. Lei dice che la mia preveggenza è sospetta? Io dico di più: non si tratta di preveggenza, di una fredda analisi del sistema politico. SINDONA era e resta uno strumento di lotte per il potere e quindi era prevedibile che sarebbe scomparso.. Strumento un po’ usurato, ormai. L’uomo è distrutto, senza dubbio, nessuno lo riceverà mai più in un salotto, ammesso che ritorni in Italia e sfugga al carcere, ma è ancora uno strumento che può servire”.
Domanda: “E’ d’accordo col giudizio di Giacomo MANCINI che i nemici di SINDONA non sono migliori di lui?”.
Risposta: “MANCINI ha solo ripetuto quello che avevo detto io. Del resto sembra un destino che io debba dire per primo verità scomode: è come nella storia della Chiesa, il primo va al rogo, e poi gli altri possono ripetere le stesse cose impunemente, proprio lo stesso destino di SAVONAROLA”.
Domanda: “Non ha da lamentarsi: questo ruolo se lo è un po’ scelto”.
Risposta: “Che vuole, non si può sfuggire alla propria vocazione. La sorpresa più clamorosa, però, è che al rogo questa volta non mi ci volevano trascinare i miei compagni di fede, ma gli infedeli, per così dire”.
Domanda: “Cioè?”.
Risposta: “Ho dato un’intervista dove dicevo, prendendo lo spunto dall’affare SINDONA, che in Italia l’omicidio è diventato strumento di lotta politica. In pratica dicevo che il sistema è marcio. Una diagnosi che dovrebbe essere benvenuta, per l’opposizione, soprattutto quando si tratta dell’opposizione comunista, di un partito che – per stare ai suoi slogan – vuole ‘cambiare questa sporca società’. Così’è successivo, inceve? E’ accaduto che proprio ‘L’Unità’, l’indomani della mia intervista, lancia un avvertimento mafioso”.
Domanda: “Mafioso?”.
Risposta: “Sì, proprio come quelli di ‘Cosa Nostra’. Hanno scritto che se avevo delle prove dovevo esibirle ai magistrati, sennò era meglio che me ne stessi zitto; in pratica, con l’invito a fare dei nomi mi invitavano a tacere, e che non osassi denunciare il marcio che si è radicato nel nostro sistema politico”.
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“QUOD ERAT DEMONSTRANDUM”: TUTTI I DOCUMENTI DI RIFERIMENTO SONO A DISPOSIZIONE.
Milano, li 27/07/1999
(avv. Giuseppe Melzi)