Una polemica violentissima contro l’emersione degli USA quale potenza imperiale: ecco il lavoro che l’alto graduato Stan Goff, già appartenente a corpi d’élite quali Delta Force e Special Ops, scatena contro Washington nel suo recente Full Spectrum Disorder (che sta per essere pubblicato da Soft Skull), straordinario atto d’accusa alla struttura militare con gli Stati Uniti intendono governare per lungo tempo la situazione planetaria. Goff è un esperto di cose militari, essendosi accreditato sul campo in materia di strategia tattica e tecnologia bellica: ha partecipato alle invasioni di Panama, Grenada e Haiti, ha addestrato militari dell’esercito colombiano e sudcoreano, è stato chiamato a insegnare all’Accademia di West Point, ha partecipato all’operazione in Mogadiscio che è stata immortalata in Black Hawk Down.
C’è qualcosa di essenziale, tuttavia, che distingue la disamina e il diario di Goff dalle usuali operazioni editoriali di graduati americani. Goff non sfiora mai quel macismo razzista e violento che, di solito, incancrenisce a priori le narrazioni e le analisi di militari a stelle e strisce. Non c’è nemmeno traccia di romanticismo o estetismo guerriero in Full Spectrum Disorder. Stan Goff restituisce piuttosto, in questo libro, ciò che dall’interno del cuore feroce dell’America in stato di mobilitazione bellica egli ha appreso in termini di politica estera, condizionamento, spionaggio industriale e tecnologico – in pratica, la totalità della fisionomia di una vasta politica imperialista, che nelle intenzioni di Pentagono e Casa Bianca dovrebbe estendersi all’intero pianeta, attraverso atti di destabilizzazione e controllo.
Ciò che sorprende, nello scandaglio profondo che Goff compie verso il nucleo più oscuro della “civiltà” americana, è l’attenzione ad aspetti intrinseci del sistema stesso che, al contrario dei disegni di Washington, stanno minando non soltanto l’efficienza della struttura di attacco e difesa, ma ne minacciano la sopravvivenza stessa. E’ il caso, per fare soltanto un esempio, dell’incredibile depauperamento di welfare nei confronti dei bassi gradi militari, che si vedono precluso l’accesso ad assicurazioni basali e benefit minimi, con l’ovvia conseguenza di un crollo di morale, versatilità e competenza a vantaggio di un non meglio specificato disegno economicista. Il panopticon che Goff mette a disposizione dei lettori è pressoché illimitato: si va dalle considerazioni circa la criminale sopravvalutazione di un supposto strapotere tecnologico (che Goff riduce massicciamente rispetto alle difficoltà di conquista del territorio ostile: difficoltà che stanno emergendo in questi giorni persino in Iraq – figuriamoci in una plausibile campagna contro Tehran), fino a un’attenta e quasi profetica analisi degli effetti che l’outsourcing militare avrà sulle strutture di potere bellico statunitense (qui con impressionante parallelo rispetto al mercenariato barbaro ai tempi del sacco di Roma).
Brillantissima, la scrittura di Goff risulta sorprendente per la capacità di rendere leggibile, da parte di un lettore ignaro di cose militari, gli aspetti tecnicamente più esoterici di un sistema bellico in stato di permanente mobilitazione. D’altro canto, gli addetti ai lavori escono da una simile, sconcertante lettura con la convinzione che le previsioni di Goff alimentano tutto tranne che la fiducia nello status quo con cui l’America ritiene di mantenere bloccato il pianeta attraverso la propria infondata convinzione di esercitare un’indiscutibile supremazia militare. Il punto è che ciò che finora è stato indiscusso non è detto che sia indiscutibile.
Stan Goff – Full Spectrum Disorder: The Military in the New American Century – Soft Skull Press