di Valerio Evangelisti
Tanto scomodo da finire i suoi giorni in un carcere americano, vittima di un sistema in cui aveva finito ingenuamente col credere. Fu questa la sorte di Wilhelm Reich (1897-1957), uno dei pensatori più originali del XX secolo e, forse per questo stesso motivo, uno dei più rimossi dalla cultura e dalla storia.
Psicanalista dissidente e poi biologo eterodosso, a lui si devono acquisizioni tanto disparate come la psicosomatica, lo studio delle connessioni tra cancro e depressione, l’analisi del carattere, la “rivoluzione sessuale” che condizionò i giovani del ’68. Marcuse gli deve molto; Fromm praticamente tutto (anche se non lo ammise mai). Eppure non è da molti anni che le enciclopedie si degnano di riportare il nome di Reich, e un vero e proprio riconoscimento del valore scientifico del suo lavoro è ancora di là da venire.
Nato in Austria, Reich negli anni ’20 è uno dei più brillanti allievi di Freud. Presto, però, le sue idee politiche di estrema sinistra lo mettono in contrasto col maestro. Apre un ambulatorio psicanalitico per i giovani lavoratori, partecipa con ardore alle battaglie della Milizia operaia comunista contro i nazisti. Ma il dissidio con Freud ha anche radici dottrinali. Reich non accetta l’idea dell’esistenza di una pulsione di morte, destinata tra l’altro ad annacquare il posto centrale che la sessualità aveva fino a quel momento occupato nel pensiero freudiano.
L’apertura di consultori sessuali per i ragazzi della classe lavoratrice, negli anni ’30, procura a Reich l’ostilità del Partito comunista, che aveva fino a quel momento fiancheggiato. All’originaria apertura al “libero amore” fatta propria dal movimento comunista internazionale segue infatti, con l’ascesa di Stalin, un atteggiamento sempre più sessuofobico. Reich dedica al tema un libro memorabile, La rivoluzione sessuale, in cui attacca la concezione tradizionale della famiglia e del matrimonio, mentre un altro studio altrettanto memorabile, Psicologia di massa del fascismo, tratta della sessuofobia dell’estrema destra e delle motivazioni profonde del nazifascismo.
L’avvento di Hitler costringe Reich, che tra l’altro è di origine ebraica (pur nutrendo per l’ebraismo, come religione e cultura, un’avversione simile a quella di Marx), a riparare all’estero. In Danimarca e in Norvegia, braccato dalle organizzazioni fasciste locali, riesce a riorganizzare le sue ricerche. Queste ultime, però, stanno prendendo una svolta inaspettata. L’energia chiamata libido aveva per Freud un valore solo astratto, tanto che lo stesso autore aveva finito per accantonare il concetto. Reich, invece, sospetta l’esistenza di un’energia concreta e misurabile, che fluisce nel corpo come una corrente (sulle prime, infatti, la identifica con l’elettricità) e che raggiunge nell’atto sessuale la massima intensità. Inibizioni e distorsioni accumulate fin dall’infanzia creano nella muscolatura blocchi e rigidità che impediscono all’energia di fluire liberamente, dando origine a nevrosi e psicopatologie. Compito del terapeuta è intervenire sulla corazza caratteriale per scioglierla, liberando la mente attraverso la liberazione del corpo.
Fin dal 1934 Reich era stato espulso dal movimento psicanalitico. Con la nuova disciplina da lui creata, chiamata vegetoterapia, la rottura con Freud diviene irreversibile. Reich è così costretto a contare tra i suoi implacabili nemici, oltre a nazisti e stalinisti, anche gli psicanalisti, impegnati a denigrarlo con accanimento. E’ anche per causa loro che deve lasciare l’Europa e trasferirsi negli Stati Uniti (con l’amara sorpresa di venire internato, al momento dello sbarco, quale sospetto nazista!).
Prima ancora, comunque, la ricerca reichiana aveva avuto un’ulteriore svolta. Gli esperimenti di Reich lo avevano convinto dell’esistenza effettiva di un’energia vitale, simile all’elettricità ma distinta, che aveva chiamato orgone. Al microscopio aveva creduto di osservare la formazione di corpuscoli ameboidi detti bioni ogni volta che quell’energia veniva applicata a determinate sostanze, dalla limatura di ferro alla sabbia marina. L’orgone costituiva quindi un ponte tra mondo inorganico e mondo organico.
Convinto di avere scoperto la chiave della vita, Reich abbandona gradualmente la vegetoterapia per dedicarsi alla nuova vocazione biologica. Nella lotta tra bioni e bacilli mortiferi, in un corpo tanto contratto da non rifornire di ossigeno e di energia le proprie cellule, individua la causa principale del cancro. Poi pensa di scoprire la presenza di energia orgonica prima nell’atmosfera terrestre, quindi nell’intero universo, tanto da abbozzare una propria cosmologia che lega la formazione delle galassie alle circonvoluzioni dei flussi di orgone.
Procede sicuro per la propria strada, persuaso che la qualità di scienziato lo ponga al riparo da ogni rischio. Grave errore. Il laboratorio che dirige distribuisce degli accumulatori orgonici: grandi casse rivestite di materiali organici e inorganici, a strati, che ricaricherebbero di energia chi ne fa uso. La Food & Drug Administration ritiene, a torto, che si tratti dell’ennesimo trattamento miracoloso contro il cancro, e ne vieta la diffusione. Reich ignora l’ordinanza. Come prima conseguenza, un giudice ordina il rogo di tutti i libri che ha scritto: non solo quelli riguardanti l’orgone, ma anche La rivoluzione sessuale, L’irruzione della morale sessuale coercitiva, L’analisi del carattere. Altrettanti classici della psicologia e del pensiero antiautoritario.
Seguono due processi e l’incarcerazione. Reich, che non sopporta di restare rinchiuso, muore dopo due anni, nel 1957. Per cercare di abbreviare la pena, aveva accettato di sottoporsi alla sperimentazione di nuovi farmaci. Una delle versioni del suo decesso vuole che sia rimasto vittima di quella scelta. Il suo ultimo manoscritto viene distrutto.
L’assurda morte di Wilhelm Reich rivela l’infamia del sistema giudiziario americano, che da allora è cambiato ben poco, come dimostrano i casi di Silvia Baraldini, di Mumia Jamal o gli arresti senza processo consentiti dalla recente legislazione antiterrorismo. Ma cosa resta vivo del pensiero reichiano? Un tema tra tutti: l’idea di un’unità funzionale tra mente e corpo, e di una prassi terapeutica che si intervenga su entrambi. Poi l’insistenza su una profilassi psicofisica attuata fin dall’infanzia e fondata su presupposti libertari. Infine un assieme di tecniche la cui validità è riconosciuta anche da psicologi di scuole assai diverse.
Molto più controversa è l’intera questione dell’energia orgonica. Alcune osservazioni di Reich, come quelle della dinamica elettromuscolare nell’orgasmo, hanno trovato pieno riscontro (tra l’altro, la sua cosmologia somiglia straordinariamente a quella sostenuta dalla moderna fisica del plasma). Altre asserzioni non hanno avuto conferma, a meno di non riferirle all’elettromagnetismo naturale del corpo umano.
Ma non è questo che conta. Ciò che è vivo di Reich è la decisa presa di posizione a favore di una psicoterapia elevata a strumento di liberazione individuale e sociale, mentale e fisico, di matrice schiettamente antiautoritaria. In epoca di riproposizione dell’elettroshock quale sistema curativo, l’attualità di tutto ciò si fa bruciante.