di Giuseppe Genna
C’è un momento, nella vita di ogni civiltà, in cui ogni atto diventa simbolico e si carica di senso, penetra di molti significati l’esistenza collettiva, apre prospettive, racconta una storia comune, deflagra, viene acquisito come pubblico patrimonio e, a volte, si incastona in una mitologia. Per me, qui e oggi, Michael Moore è l’emblema che testimonia l’espansione di una coscienza popolare finalmente ritrovata, tornata a fare sentire la propria voce, capace di creare eco e riverbero alle ragioni fondamentali che legano alla vita i giusti. E la bibbia di Michael Moore è Stupid White Men: un atto di denuncia in forma letteraria che irresistibilmente rappresenta ragioni e impulsi alla conquista dell’equità e del bene comune. E che permette di comprendere quanto ipocrita e maliziosa sia l’accusa che gli idioti dell’élite lanciano su chi protesta sacrosantamente contro la guerra in Iraq e i suoi plausibili sviluppi di conflitto permanente: Michael Moore, americano, fornisce l’argomento più efficace contro l’accusa di antiamericanismo. Qui e ora, non possiamo non dirci antiamericani: se l’America è quella di Bush. Qui e ora, Moore comprova che l’America non è quella di Bush.
Da almeno quattro anni il paradigma culturale planetario ha subito un’accelerazione, consentendo a un vastissimo numero di persone di ogni continente di partecipare a un’opera senza precedenti: una vastissima elaborazione collettiva di idee e azioni che propongono un’alternativa alla cosiddetta “direzione unica della Storia”. La nefasta prospettiva di una storia a binario unico è, nei fatti, un’allucinante teoria che lobbies, le élites economiche e, di riflesso, quelle politiche stanno imponendo da anni quale schema autoritario di evoluzione della comunità mondiale – schema astrattissimo, che fa conto solo fino a un certo punto con le crepe e gli abissi di una realtà in movimento. Questa realtà in movimento è di due ordini. Una è l’insieme sconcertante dei movimenti che, non soltanto sulla questione della guerra, ma più generalmente sulle problematiche ambientali, biologiche ed economiche a livello planetario ha costituito una frattura storica rispetto, diciamo, al ’91 di Papà Bush. L’altro ordine della realtà in movimento è costituito dalle variabili strutturali di un mercato che, essendo esso stesso un ordine simbolico falso e astratto, non regge più, esprimendo sismi a livello geopolitico e macroeconomico che non sono più controllabili dagli think tank ultraliberisti che vorrebbero manovrarle.
In questa arena planetaria, l’America di George Walker Bush (per tutti Junior) gioca un ruolo al tempo stesso storico e simbolico. Storico: è l’attore principale della reazione conservatrice, della fatica a morire, che con morte e fatica tenta di imporre al mondo il proprio controllo. Simbolico: è l’Impero, almeno nella percezione generale, dalle periferie verso il centro del pianeta. L’elezione di George Walker Bush è, in quest’ottica, storica e simbolica. Ed è proprio su questo incrocio che va a impattare l’incredibile satira, la penetrante denuncia sociale, la controstoria politica ed economica degli Usa che Michael Moore comprime in questo suo splendido atto letterario, Stupid White Men. Gli Stupidi Uomini Bianchi contro cui si scaglia il già leggendario autore di Bowling a Columbine non sono, come è ovvio, tutti gli uomini bianchi: anzi, si tratta di una sparutissima ancorché perniciosissima cerchia. E precisamente la cerchia che tira i fili dell’allucinata marionetta presidenziale americana. Denunciandone le storture anticostituzionali, i conflitti d’interesse che farebbero passare Berlusconi per un dilettante della truffa conclamata, le strategie segrete mirate all’edificazione di un pianeta perennemente in stato bellico, gli interessi delle multinazionali a cui questi personaggi appartengono – facendo, insomma, da geniale cassa di risonanza degli argomenti di tutti i movimenti, Micheal Moore ci confenziona la bibbia della controinformazione e della controcultura contemporanea, oltre che la prima autentica epica letteraria e civile del nostro tempo.
I suoi affondi sono profondi, circostanziati e letali. A un certo punto, Moore si mette a elencare il palmarès della giunta Bush, attualmente al potere: è impressionante constatare che il CEO della Enron fino a pochi mesi fa era il consigliere ombra di Bush; che Powell ha guadagnato miliardi dalla fusione e dal crollo AOL/Time Warner, mettendo suo figlio a capo della commissione di controllo sulla multinazionale dell’infoteinment; che a dirigere l’Amministrazione della Casa Bianca e a decidere del programma assistenziale farmaceutico Medicare è un boss della Eli Lilly, multinazionale del farmaco nel cui consiglio siede il Papà di George e che si è opposta al medesimo programma Medicare; che il ministro dell’Energia Spencer Abraham è un petroliere antiambientalista pronto a fare dell’Alaska una specie di Texas gelido senza più natura; che Ann Veneman, ministro dell’Agricoltura, è dipendente della Monsanto; che “Big Dick” Cheney ha votato contro la totalità degli emendamenti democratici proposti negli ultimi trent’anni al Congresso (dalla legge sugli eguali diritti alla risoluzione della Camera che chiedeva al Sudafrica l’immediata liberazione di Mandela). Certo, si tratta di cose che alcuni di noi sanno da anni. Ma fa benissimo Michael Moore a scriverle: così adesso le sanno 600.000 americani che hanno comprato Stupid White Men, oltre ai 120.000 tra inglesi e tedeschi che hanno acquistato il volume un anno dopo la sua uscita negli Usa.
Le tesi di Moore – che l’elezione truffaldina di Bush jr sia un autentico colpo di Stato; che l’impoverimento e l’usura ambientale e civile in America sia un atto di controllo; che l’ecologia planetaria è più a rischio di quanto dicano i media; che l’eliminazione della classe media in America prelude a un’estensione della povertà in tutto l’Occidente e a un aggravamento delle condizioni di semivita nel terzo e quarto mondo -, queste denunce gridate in forma di scrittura brillante e divertente altro non sono che la purissima verità: stanno imponendo una globalizzazione sbagliata, ingiusta, criminale, che condurrà al collasso questo pianeta e le specie che lo popolano – compresa la nostra. L’appello di Micheal Moore è non solo condivisibile: si tratta di un imperativo categorico da cui ogni essere umano, qui e oggi, non può sentirsi esente: ribelliamoci alla vera asse del Male, che ha in George Walker Bush Junior la sua marionetta prediletta.
Michael Moore – White Stupid Men – Mondadori – 14 euro