di Nico Maccentelli
Su richiesta del nostro collaboratore Nico Maccentelli pubblichiamo questa replica. Dobbiamo però precisare che Carmilla non è un newsgroup, e che la storia finisce qua. Gli interlocutori ce li scegliamo noi. Quelli coinvolti in questa mini-polemica non rientrano nel novero dei soggetti che giudichiamo interessanti. Con tutto il rispetto, ovviamente, per le parti in lite. V.E.
Be’, in riferimento al pezzo di Luca Sofri apparso su http://www.wittgenstein.it, chiedo venia per il virgolettato (non attribuibile all’articolo di Adriano Sofri di giovedì scorso su La Repubbica). Ma tutto sommato, per parafrasare un linguaggio ormai ben caro agli opinionisti con l’elmetto di tv e giornali vari, è solo un “effetto collaterale”, peraltro non intenzionale. Perché al di là dei giochini formali con cui Luca Sofri costruisce le sue argomentazioni sul mio intervento, dandomi oltre tutto del cretino, resta un dato di fatto: Adriano Sofri nel suo articolo parte da constatazioni pietistiche strumentali sulla tragedia in atto, per poi arrivare a giustificare la guerra. E bene ha fatto Giuseppe Genna nella sua risposta a proseguire il virgolettato che Luca Sofri aveva citato dal pezzo di suo padre (e non a caso lasciato sospeso dal Sofri Luca). Perché l’articolo di Adriano Sofri è tutto così. Il resto sono sofismi. E se Luca Sofri si è così alterato e non si abbassa (“che palle”) ad affrontare invece le questioni di merito, bollandole come “stupidaggini, presunzioni, ignoranze e trombonerie” è proprio perché tra lui e suo padre c’è una coda di paglia lunga chilometri!
Ma per quanto possa fare Luca Sofri arrampicandosi sugli specchi, è difficile non vedere nelle parole di suo padre una giustificazione della guerra. Libero di scriverle, il Sofri papà. Ma se poi c’è qualcuno che mette il dito sulla piaga, esprimendo un’opinione per altro piuttosto condivisa nel nostro paese, che questo macello lurido per fini di profitto non c’entra nulla con lo scontro tra occidente e oriente, tra civiltà e terrorismo, che chi ha armato terroristi e dittatori lo ha fatto con una certa sapienza (Luca Sofri dovrebbe visitare il sito www.newamericancentury.org per farsi un’idea delle ragioni e dell’antichità di questo progetto di guerra, ben prima dell’11 settembre), e poi è intervenuto quale salvatore della civiltà. E se infine sempre questo qualcuno legge delle fole come l’articolo di papà, riguardo, tanto per fare un esempio, un presunto pericolo islamista, non si deve lamentare se poi la cosa viene rilevata.
E invece Luca lo fa, si “lamenta” non pago di aver ben altre tribune. Non varrebbe neppure la pena d’una replica… come meriterebbe un bla-bla pieno di insulti e un po’ snob. Ma in tutta questa vicenda c’è qualcosa di più importante.
La vera posta in gioco è il diritto di non pensarla come i media vogliono e di trovare le sedi opportune per esprimere le proprie opinioni. Ogni volta che accendo la tv mi viene da vomitare, nel vedere un susseguirsi di generali che ci dicono che forse non è stato un tank USA a sparare sul Palestine, di opinionisti che ci decantano l’efficienza militare della coalizione, che ci abituano alla guerra giorno dopo giorno. A questa, perché la prossima sia ancora più accettabile. E dietro? ancora la retrovia di militaristi con la penna in mano. E di coglioni che ci parlano di inevitabilità del conflitto, che accettano i piani della macchina informativa statunitense, accettando acriticamente il fatto che il prossimo ex-satrapo dell’impero debba essere per forza IL NEMICO dell’umanità. Che si soffermano con pietismo (il che è anche peggio) sulle vittime come chi deve farsi il segno della croce quando passa un carro funebre, per avvallare l’inaccettabile. Ossia che la potenza più grande del pianeta ha al governo un pugno di fascisti con un grande piano in testa. E questo basta e avanza per far discendere a cascata il diritto a opporsi a questo. Per denunciare questa porcheria degli opinionisti di guerra, a cui viene concesso tutto lo spazio opportuno per fare il loro mestiere: quello di avvallare l’inaccettabile.
Nel mio la lotta continua non ci sono intendimenti di guerra. Non è il mio linguaggio. Sarò anche veemente nell’esprimermi, ma non nego le opinioni degli altri. Le critico. E mi pare che sul diritto a esprimersi siamo ormai un po’ carenti di questi tempi in Italia (i Sofri hanno scritto almeno un rigo su questo? No, me lo chiedo…). Fa paura piuttosto il fatto che la Rai, ancora una volta oscurerà un movimento che rappresenta il sentire maggioritario della gente sul tema della guerra, negando la diretta alla manifestazione di sabato prossimo.
Per cui una vasta popolazione (non un Nico Maccentelli o un Giuseppe Genna), passa per fiancheggiatrice di Saddam, per antiamericana, senza diritto di parola.
E’ comodo parlare strapagati dai giornali e dalla tv. Forse per qualcuno l’informazione libera si ferma lì, alla velina delle 20 e 30 o ai programmi salottieri sempre molto accondiscendenti con chi mena le danze. C’è aria di regime anche nel fare seccato di chi, “il più grosso”, vede la mosca ronzargli sulla minestra. Ma quando un dito, anche piccolo, indica la luna, chi guarda il dito o è un cretino o non ci vuol far vedere il lato orrido della luna.
Siamo piccoli, certo. Ma finché non ci “bonificano” continueremo a farci sentire.