di Nico Maccentelli
In queste ore in cui si sta consumando del tutto il dramma di una popolazione, quella irachena, stretta tra le bombe feroci di un aggressore che non fa distinzioni e la farsa di un regime ultradecennale che fucila alla schiena chi cerca scampo nella fuga, spicca per l’ennesima volta un notista che non è in prima linea. Parlo di Adriano Sofri. La guerra vista da una cella dovrebbe portar consiglio. E invece il nostro Adriano, già arruolato tra le file degli opinion leader guerrafondai durante quel macello (che ancora qualcuno ha il coraggio di chiamare intervento umanitario) che è stata la guerra dei Balcani si ripropone con quella patina di “buon senso” che gli è propria a bacchettare un movimento contro la guerra e una sinistra che continuano ad opporsi all’intervento Usa in Iraq.
I “polpettoni” di Sofri non sono mai stati particolarmente lineari. Sono mattonate che presuppongono riletture di periodi e frasi a piè sospinto. Ma di fondo il tono è buonista. Va riconosciuto che non è mai sprezzante con coloro che critica, ma per dire cosa? Per affermare, come nel suo articolo apparso su La Repubblica il 3 aprile, che l’Occidente porta la democrazia e l’Islam è barbaro, per giustificare la guerra come evento ineluttabile, come a dire “non è mai buona cosa la guerra, ma si doveva fare… sì gli Usa usano le maniere forti, ma dobbiamo semmai augurarci che vincano, che si ridisegni un dopo Saddam democratico”.
Un’anima candida insomma. Che insieme a personaggi con l’elmetto in testa, che calcano le scena dei media con livore sanguinario (Vespa, Ostellino, Ferrara, persino quella burzigona della Venier), ripetono il ritornello della guerra giusta, perché portatrice di civiltà. Una litania fatta di cartine, soldatini, guasti meccanici, fuoco amico, iracheni che si autobombardano nei mercati e tutte le stronzate che cercano di farci mandare giù, manco fossimo tutti dei cretini.
Caro Sofri, c’è un dato di fatto immediato che vanifica i tuoi equilibrismi da falso sofferente dei mali altrui: questa guerra è una corsa forsennata a controllare l’Iraq, che non risparmia niente e nessuno. I soldati dello Zio Sam sparano su tutto quello che si muove. Persino sugli alleati britannici e curdi e sui diplomatici russi. Figuriamoci le popolazioni irachene!
Caro Sofri cosa c’entrano le bombe Cluster con la guerra? Che funzione hanno sul piano militare? Perché ci racconti cazzate sul valore “umanitario” dell’esercito degli States, quando di fatto una delle ragioni forti di questa guerra e che la rendono una delle più perfide è la sperimentazione e il consumo di ordigni e armi d’ogni tipo? Devono dimostrare e provare una tecnologia sofisticata e che dura nel tempo: quella che fa saltare le mani o il corpo d’un bambino che raccoglierà una bella bambolina tra qualche anno… il che significa più soldi e più commesse per chi ha depositato il brevetto e la realizza. È questa la civiltà di cui gli USA sono portatori? Che significa anche un regime di terrore preventivo sulle future generazioni di paria.
Ma c’è di più. Questa guerra, nella sua perfidia, nel suo cinismo più ignobile, è perfettamente lucida.
È un progetto di ridefinizione dei rapporti tra paesi, attraverso la potenza militare e la guerra preventiva. Cianci tanto di ONU nella fase post-bellica, caro Sofri (e su questo sei uguale a Fassino e D’Alema), ma lo scopo della guerra è precisamente l’opposto: ridisegnare una gerarchia del dominio e del controllo delle risorse, un colpo tirato anche all’Europa, per mantenere il primato di una moneta “gonfiata” come il dollaro. Far passare la guerra preventiva e il diritto del più forte come l’unico elemento regolatore dei rapporti tra stati e popoli.
Ma quale civiltà, allora? Dall’inizio di questa operazione sporca, sono stati ridotti i diritti civili e democratici in tanti paesi, USA in primo luogo. Come la legge che vogliono far passare in Oregon, che paragona i pacifisti ai terroristi, e prevede addirittura l’ergastolo per reati connessi alla manifestazione delle proprie opinioni.
Caro Sofri, gli USA in realtà non hanno mai brillato per democrazia. Il milione di morti tra comunisti e sindacalisti in Indonesia negli anni ’60, i colonnelli greci, il Cile di Pinochet e l’Argentina di Videla (la lista è chilometrica e te la risparmio), la dicono lunga su come questi signori trattano da sempre le questioni di politica estera (do you remember… “lotta continua sarà”?). Solo che prima agivano per lo più indirettamente, attraverso forze fasciste e autoritarie. Oggi vanno tranquilli con carrarmati, missili e proiettili con uranio impoverito.
Vogliamo parlare della loro “democrazia”, tanto decantata da te, da Feltri come da Veltroni? Allora fai una banale constatazione se ne sei capace (dovresti essere sensibile a questo argomento): quanti Stati dell’Unione hanno riattivato la pena di morte, facendo a gara tra chi gasa, siringa, frigge più condannati, con processi e riesami farsa, perché quello che conta sono le condanne eseguite, grande fabbrica di consenso e quindi di voti?
Oggi negli States c’è una destra eletta con esiti elettorali molto dubbi, che se ne fotte. Che è nata su questo consenso forcaiolo, che ha alimentato come in un film hollywoodiano le peggiori paure d’una grande provincia tenuta all’oscuro di tutto. E che unisce i peggiori pregiudizi razziali e religiosi al pragmatismo neoliberista, quello di chi ha già spudoratamente il contratto in tasca sulle rovine fumanti d’un paese e su migliaia di morti.
Caro Sofri, al contrario: questi signori vanno fermati. Perché sono una bestemmia a secoli di storia, perché ci stanno riportando indietro alla barbarie più atavica, perché il benessere e la tecnologia, soprattutto se a senso unico, non sono uguali a civiltà. Perché la democrazia la si “esporta” semmai con la tolleranza e il dialogo, con le regole di una convivenza civile tra popoli e un organismo meno farsa dell’ONU che le faccia rispettare. Ma, soprattutto, la democrazia non la può esportare chi la democrazia non ce l’ha.
Ma caro Sofri, ti dirò di più. Tu e tutti quelli che accusano il movimento pacifista di non stare né con Bush, né con Saddam, sappiate che c’è un sentimento diffuso in chi manifesta la propria opposizione a questo crimine infame. Qualcosa spesso più vicino alla percezione che a ragionamenti precisi. Una consapevolezza del fatto che Saddam è certamente un macellaio che lavora in piccolo, uno dei tanti dittarori usati da questa o quella potenza imperialista, uno finanziato e armato (finché era utile) dagli stessi che oggi lo stanno aggredendo. Ma Bush e il suo establishment lavorano in grande. Molto in grande. Su scala planetaria. E questo ricorda qualcuno che ha segnato di grandi atrocità il ventesimo secolo. Noo, dirai, non si può paragonare addirittura Bush a Hitler. Certo che no, caro Sofri, cara anima bella, non si può paragonare Bush a Hitler. Per il semplice motivo che Bush è peggio di Hitler perché, a differenza del grande dittatore, ha l’atomica. Perché ha armi di distruzione di massa e le usa per fini opposti a quelli umanitari. Perché ha mezzi di manipolazione del consenso sofisticatissimi.
Questo è ciò che di tragico e orrido sta affiorando col nuovo millennio. Questo è ciò che tu e tutti gli occidentalisti da salotto, tutti gli arruolati dell’ultima ora, commentatori delle guerre altrui, fate finta di non capire. Presi ormai da un delirio di onnipotenza, in una visione di un “occidente civile” che se prima faceva acqua, ora proprio non funziona più.
Sai dov’è il vero “occidente civile”? È altrove. È in chi non ha perso le dimensioni di ciò che sta accadendo, in chi non è disposto a giustificare con alcun argomento la ferocia sanguinaria dei predoni ipertecnologizzati del terzo millennio.
Un pensiero mi rallegra, in mezzo a questa grande tragedia che state incensando, mitizzando e appoggiando con falsificazioni mediatiche, con una rappresentazione ribaltata della realtà. Ci penseranno altri a riportare un po’ di ragione e di buon senso. Una coscienza collettiva che trascende qualsiasi “cella” ideologica o chiave di lettura riduttiva e strumentale. Non riuscirete ad imbrigliarci perché siamo la società civile, quella vera. Non quella raccontata nelle vostre veline e nei vostri studi televisivi. Quella vera, caro Sofri. Siamo consapevoli di essere solo all’inizio. Ma ormai è inevitabile… per riprendere un leit motiv che hai gettato nel fango, lotta continua sarà.