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Immodesto invito parahugoliano a partecipare alla manifestazione del 12 aprile
di Giuseppe Genna
A quanti lamentano che si è prodotta una frattura storica dai tempi della pace di Westfalia (poiché la logica della guerra preventiva, praticata con strategico cinismo dall’élite Usa, rottama l’idea che gli Stati siano soggetti giuridici) vorrei opporre una tesi condivisa da milioni di persone. Questa: non si è prodotta una frattura storica, se ne sono prodotte due. E sono due fratture che tendono alla collisione. La prima, di marca militarista e di fonema angloamericano, è una frattura introdotta da un pool criminale, che siede su poltrone che contano soltanto in una logica di potere forte, bellico e finanziario. La seconda frattura è di natura ben diversa: di marca pacifista e di fonema misto (parla praticamente ogni lingua del pianeta), viene introdotta da una collettività sterminata che avanza una visione del mondo radicalmente eterogenea rispetto al paradigma dei dominanti. Da una parte Bush, Cheney, Kissinger, Perle, Wolfowitz, Rumsfeld e una congrega funebre di curatori fallimentari del turbocapitalismo. Dall’altra parte, noi. Noi siamo milioni e milioni. Noi stiamo interrompendo il circuito con cui viene diffuso l’inganno della fiction di regime: un regime interstiziale e maligno. Noi reintroduciamo la storia nella Storia: riportiamo l’umano, con le sue ambiguità e il suo carico empatico, al centro dell’umana attenzione. Noi, i milioni che scendono e continueranno a scendere in piazza per invocare e imporre la pace, siamo i nuovi umanisti. Noi allarghiamo una frattura storica benefica, tesa al crollo delle finte Istituzioni che non ci rappresentano.
Questa crepa si allarga. Si chiama Movimento. Non ci fermiamo più.

pace12aprile.jpgE’ importante, è fondamentale che non ci si fermi più. Bisogna contribuire alla diffusione di pensiero e sentimento collettivo che trova, il 12 aprile prossimo, la sua più logica espressione nello slogan che unirà una serie di manifestazioni in tutto il pianeta: CESSATE IL FUOCO. A Roma, per l’Italia, alle 14, il concentramento principale. Questo slogan non è uno slogan: è al tempo stesso una preghiera pronunciata con mistica e razionalissima fermezza. E’ un’intimazione. E’ una formula magica, un mantra che non mancherà di fare avvertire la sua efficacia. E’ un’idea nuova, antichissima ma sempre nuova, che penetra nel mondo: è l’idea di un mondo senza morti per bieco interesse politico ed economico, senza la violenza imposta dal Potere che affama mutila e tende a sostituire l’umano con il disumano.
E’ il desiderio di abbattere il Gotha. Di rovesciare i re. Di annichilire la propensione a separare l’uomo dall’uomo.
CESSATE IL FUOCO è una formula soltanto in apparenza negativa. Questo stop invocato ha il suo rovescio della medaglia. Noi abbiamo proposte. Noi proponiamo, grazie un’elaborazione che investe la quasi totalità dei saperi umani e delle umane passioni, soluzioni alternative al massacro che si sta compiendo in Iraq e che Lorsignori intendono estendere a tutto il Medio Oriente. E’ un’elaborazione che non ha eguali nella storia: menti di ogni provenienza etnica e disciplinare hanno elaborato uno sterminato continente di proposte alternative, immettendo nel circolo del pensiero collettivo un carburante che non inquina e che conduce a un’unica meta: quella di un mondo pacificato, equilibrato sul piano ecologico, responsabilmente abitato. Tutte le strade portano alla pace. Non esistono blocchi stradali possibili. Il Movimento è inarrestabile e non si ferma più.
E’ necessario capire, comprendere, informarsi, ragionare in proprio, evocare le migliori attitudini del buon senso. E’ necessario, quindi, diffondere, amplificare, dare ospitalità e asilo (concreto ma anche interiore) alla moltitudine di proposte che il Gigante Movimento pensa senza soluzione di continuità. Questo gigante non dorme. Questo Atlante tiene sulle proprie spalle il pianeta.
La vita vivente del Movimento, questo sisma epocale che coinvolge l’umanità intera, è la risposta più naturale e potente a coloro che si attendevano una normalizzazione della protesta a seguito dello scoppio del conflitto in Iraq. Calcolavano la nostra rassegnazione e hanno ottenuto l’incremento della nostra coralità. E’ la dimostrazione secca e apodittica che la storia umana ha compiuto un salto di qualità. L’umanità si assume le proprie responsabilità, nel momento in cui il Potere mortifero scarica le proprie a danno di uomini, donne e bambini innocenti.
hugoparis.jpgL’abbraccio al pianeta che Victor Hugo invocava nel suo scritto Parigi 1867 (è il libro qui a fianco: un autentico manifesto del Movimento, un’autentica profezia, una strabiliante analisi antelitteram e va letto per rendersi conto di quanto può essere penetrante lo sguardo di uno scrittore, anticipando di 136 anni la realtà che stiamo vivendo ora), questo abbraccio a cui partecipano moltissimi corpi e che incatena il pianeta per liberarlo, ha oggi un unico nome: umanità. Potrete essere cattolici, islamici, buddhisti, induisti, taoisti, scientisti, materialisti, metafisici, emotivi, semplicemente angosciati, previdenti, responsabili, socialisti, massoni, proletari, neoproletari, quinto sesto o settimo stato: però non potete dirvi fuori dell’umanità. L’umanità sceglie l’umano. George Bush e gli scherani del Potere che lo muovono come una marionetta – Costoro scelgono il disumano.
Non ci fermiamo più, davvero. Il 12 aprile saremo a Roma, Parigi, Tokyo, New York, Rio, Johannesburg, Cairo, Delhi – tutti contemporaneamente ovunque.
La voce dell’umanità si è mossa. La voce dell’umanità è in Movimento.

porta.jpgPS. Dopo la sfuriata parahugoliana, mi sia concessa una notazione e un ricordo personali, che concernono unicamente l’Italia. Il 12 aprile 1989 moriva Antonio Porta, poeta e organizzatore culturale, tra i fondatori di Alfabeta e motore inesausto di una fase della cultura italiana e internazionale ad amplissima partecipazione collettiva, dal 1963 in poi. Mi sorprendo, in questi giorni, a scandalizzarmi ancora, come se non avessi esaurito l’indignazione pluriennale per una simile scabrosità, se penso al silenzio codardo e pressoché generalizzato degli intellettuali italiani di fronte alla vergogna di questa guerra. Esistono eccezioni straordinarie, intellettuali che stanno parlando e scrivendo e pensando in modo decisivo. Grazie a queste eccezioni, io respiro. Respiro perché avverto che la frattura storica, di cui il Movimento è il soggetto, si riverbera su un piano che mi è vitalmente caro: quello intellettuale. Per il resto, però, silenzio: Italia anno zero. E penso allora ad Antonio Porta, a cosa avrebbe fatto in un simile frangente, e lo so cosa avrebbe fatto: avrebbe allargato il network delle idee e delle parole che invocano pace, pace, pace. Il 12 aprile, se riuscirò a scendere a Roma, lo farò anche come testimonianza di memoria rispetto al 12 aprile di 14 anni fa. Ricorderò Antonio Porta.