Se oggi, nel 2068, vogliamo parlare di “libertà”, dobbiamo anzitutto precisare il significato che hanno assunto parole come “uomo”, “lavoro”, “stato”, “potere”. È forse lo stesso di cento anni fa? No, troppi parametri sono mutati, e cercheremo di capire come… (Da La libertà immateriale, di David G. Bonocore).

Ai primi del ‘900 un anarchico dette alle sue quattro figlie nomi che, uniti, diventavano quattro parole di una frase compiuta. Davvero singolare. E singolare può sembrare che io ci pensi ora, mentre sorvoliamo la Luna a mille metri di altezza. Giù crateri e pianure, con luce accecante e rughe di ombre nere; sopra, il cielo buio. Harry guida silenzioso. — Ehi, quanta serietà — gli dico. Si gira.
— E ti pare strano? — Torna a guardare a Nord. — Non vedo l’ora di rientrare alla Base, io. Poi magari mi darò ai divertimenti.

È un po’ che Harry fa questi viaggi al Polo Sud lunare, per il carico di acqua dai resti fossili di una cometa precipitata millenni fa. Stavolta sono riuscito ad accompagnarlo come secondo di bordo: — A me — spiego — viene da ridere perché abbiamo faticato come matti a stivare ghiaccio e minerali, una “palla di neve” grande quanto un palazzo… E pensa un po’ se capitasse un intoppo, proprio adesso.

“Uomo”: il dato più eclatante è la perdita di identità dell’Homo Sapiens. Clonazione, trapianti, allungamento della vita, colture di organi, protesi inorganiche attecchite nella carne, nuovi media, droghe intelligenti, hanno modificato lo strumento del nostro rapporto col mondo: il corpo. E quindi il modo di essere, di pensare… (Op. cit.)

— Intoppo? ‘Cazzo dici, Marino! — ribatte Harry. — Dobbiamo assolutamente portare l’acqua alla Base, fino all’ultima goccia. — Incrocia visibilmente le dita. Ancora non sa che questo ghiaccio sarà sacrificato.
— Vedi, Harry? — gli dico.
— Mi distrai! — si innervosisce lui, ma si volta a guardare. — Non devi…
Resta di sasso. — Non muoverti gli ordino. — Questa non sbaglia un colpo e credimi, sono pronto a tutto. Ora cambiamo rotta. Sali di quota. Vai! Sarà una passeggiata breve… Tranquillo.
— Marino, sei impazzito all’improvviso! — grida lui spiritato. Si agita sul sedile, ma vedo già che la navetta punta il muso verso l’alto. Fuori dall’oblò, le stelle prendono a scorrere dall’altro verso il basso.

“Stato”: la sua progressiva perdita di autorità è correlata alla proliferazione di mega-aziende transnazionali, con bilanci maggiori di quelli di tanti stati. Le decisioni-chiave nascono in ambiti industriali. Diviene arduo controllare produzione e lavoro dal punto di vista sindacale, finanziario, fiscale, di difesa ambientale… (Op. cit.)

Ecco, siamo alla quota giusta e dalla tuta intelligente mi sparo un energetico in vena, ragiono fulmineo. Col chip cerebrale contatto i compagni del mio Gruppo, su Terra, Tutto Ok, mormoro al microfono che porto nell’epiglottide modificata. — Bene! — mi grida Enrico nella testa. La distanza dalla Terra crea una lieve sfasatura temporale nelle risposte, circa tre secondi e mezzo, una sciocchezza.
— Il nano-proiettore — sussurro in gola — l’ho già piazzato nella “palla di neve”. Scriverà quella frase… — I quattro nomi, insieme. Pochi ne conoscono la fonte, ma l’importante è il senso complessivo.
— Marino, la pagherai cara — ringhia Harry. — Che cazzo credi di fare!
— Fase seguente! Fase seguente! — mi urla in mente Enrico.
— Niente di cruento, Harry. Uno scherzetto, solo per ricordare qualcosa a un po’ di gente. ADESSO: SGANCIA IL CARICO!
— Sei completamente fuori di te — dice Harry scuotendo la testa, ma esegue. Vibrazioni, la stiva si apre, la navetta ha un sobbalzo. La sagoma gigante della “palla” ora è un’ombra scura che galleggia fuori dagli oblò, accanto a noi, nel cielo nero.

“Lavoro”: la telematica ha stravolto lo scenario con drastiche redistribuzioni di compiti. Ha creato milioni di disoccupati o precari, e ristrette élites di supertecnici. (…) In conclusione rileviamo come continuino a crescere ovunque, a dispetto dei proclami, disparità e gerarchie: vero terreno fertile per l’azione libertaria, fosse anche il gesto dimostrativo, spettacolare, del singolo individuo. (Op. cit.)

Be’… poi non ho potuto evitare il rientro della navetta alla Base.
Ovvio.
Mi hanno subito bloccato. Lo prevedevo. D’altronde non potevo scappare da nessuna parte, qui sulla Luna. L’ho fatta grossa, dicono. Mi rispediranno a Terra e non so come finirà. Ma nella stanzetta dove ora mi alloggiano c’è un finestrino, e mi consolo guardando il cielo.
Come avevamo previsto, la “palla” rimasta in orbita, riscaldata dal Sole, è ridiventata una cometa. E’ piccola, ma il nano-proiettore che avevo inserito funziona benissimo. Esistere nel marcio teatro delle comunicazioni e dello spettacolo significa anche: dichiarare spettacolarmente. Il vento solare ha già allargato la coda della cometa per milioni di chilometri quadrati, trasformati in un immenso schermo luminoso sul quale l’universo intero legge:

(1968 — 2068)
FEDE * NELLA * TERRA * LIBERA