di Alessandra Daniele
“Andiamoci a incollare un’altra cassa da morto” diceva Totò negli ultimi anni quando s’accingeva a interpretare un altro film il cui unico pregio sarebbe stata la sua presenza.
Doctor Who è morto, creativamente e culturalmente morto. A Peter Capaldi, arrivato troppo tardi, non è rimasto che l’ingrato compito di caricarsene la cassa sulle spalle, d’incollarsi il peso d’esserne l’unico pregio, tentando di rendere accettabile il Dottore che gli tocca interpretare, benché Moffat l’abbia fatto persino più stronzo del predecessore.
Segue spoiler
Eleven era una jena (ridens). Twelve è un arrogante aristocratico stizzoso e crudele, che non ha nessuna giustificazione narrativa per la sua stronzaggine, essendo stato svuotato di tutto il bagaglio emotivo che avrebbe potuto dare qualche senso a questa sua ulteriore involuzione.
È uno sprezzante privilegiato acido e menefreghista col quale risulta impossibile empatizzare.
Cosa della quale sembra persuaso persino lo stesso Moffat, se ha ritenuto necessario riesumare Eleven per convincere la povera Clara ad accettare Twelve, con un’imbarazzante, ricattatoria e patetica ”telefonata di raccomandazione”.
La millanteria moffattiana che la monocromatica stronzaggine renda il suo Dottore più simile ai lontani predecessori dell’era classica è non solo sostanzialmente falsa, ma soprattutto irrilevante: i personaggi sono creati per evolversi, non regredire.
E il Time Lord del passato a cui Twelve più somiglia è Rassilon.
Questa caratterizzazione del dodicesimo Dottore, che neanche il talento di Peter Capaldi riesce a salvare, è il difetto più grave di Deep Breath, premiere della nuova stagione, ma non certo l’unico.
Il plot è l’ennesimo fiacco auto-riciclaggio della fissa moffattiana per le statue assassine, anche stavolta nella versione robotica di The Girl in the Fireplace. Un’idea logora quanto l’ambientazione vittoriana, altra ormai insopportabile fissa della gestione Moffat.
“Don’t breath” non sarà il nuovo ”Don’t blink”.
La riduzione di Clara a carne da macello per le peggiori gag poi non lascia dubbi sul perché Jenna Louise Coleman stia cercando di lasciare la serie. Si perde il conto di quante volte Clara venga zittita, cazziata, insultata, presa a giornalate in faccia, e abbandonata per strada. Come un cane.
E mentre sopporta tutto questo, dopo essere nella scorsa stagione morta infinite volte per salvare il Dottore, viene anche ripetutamente accusata di non essergli ancora abbastanza devota. Benché le manchi solo di mettersi una scopa nel culo per ramazzare il Tardis.
I siparietti fra Vastra e Jenny poi sono la parodia misogina d’un matrimonio fra due donne.
Dieci anni dopo il bacio fra Jack e Nine nel Doctor Who di Russell T. Davies, e vent’anni dopo quello fra Jadzia Dax e l’ex moglie in Deep Space Nine, Moffat ha preferito mascherare l’unico bacio consentito fra Vastra e Jenny da respirazione artificiale.
La parte più imbarazzante di Deep Breath però è questo dialogo sulla capacità del Dottore di cambiare volto:
Clara – I did not flirt with him.
Vastra – He flirted with you.
Clara – How?
Vastra – He looked young. Who do you think that was for?
L’idea è che il Dottore si sia per decenni travestito da giovane per beccare figa.
Un maldestro tentativo di Moffat di far passare il suo Twelve come “il vero volto” del Dottore, declassando più di metà dei precedenti a semplici “maschere”, che contraddice la premessa fondamentale della serie, e quel che è peggio fa sembrare il Dottore uno di quei vecchi maniaci che si nascondono dietro un avatar da cartone animato per agganciare le ragazzine online.
Fare di peggio è quasi impossibile.
Moffat però ci proverà.
In 50 anni Doctor Who è stato tutto e il contrario di tutto, ha prodotto capolavori della fantascienza Tv e cagate atroci, a volte nella stessa stagione, a volte dello stesso autore.
Questa varietà è nella natura stessa del concept, come lo è la periodica necessità di rigenerarsi, rinascere cambiando non solo volto, ma anche e soprattutto corso, cioè sostituendo gli autori, le menti dietro quel volto.
Un rinnovamento adesso nello stesso tempo indispensabile, e impossibile, perché il successo commerciale ha reso Moffat pressoché intoccabile alla BBC.
La dodicesima potrebbe quindi essere davvero l’ora più oscura del Dottore. La sua autentica Darkest Hour.
Doctor Who è morto. Se non si rigenererà in tempo, lo resterà definitivamente.