di Franco Ricciardiello
Domenico Gallo, Italo Poma (a cura di), Storie della Resistenza, Sellerio Editore, Palermo, 2013, pp. 434, € 15,00.
Che continui un’incessante produzione storiografica sulla Resistenza è sintomo non solo di vitalità critica, ma soprattutto di interesse del pubblico. Questa bella antologia di Sellerio si segnala fra le iniziative analoghe per una felice caratteristica: è una raccolta di storie – racconti, resoconti di vita e frammenti di biografie – scritte nell’immediatezza degli eventi, alcune addirittura mentre la lotta era ancora in corso, e apparse sulle pubblicazioni ancora clandestine o sulla prima stampa libera. Il risultato da una parte è una notevole variabilità di registro linguistico, di “voce” narrativa, dall’altra un’impressione di immediatezza che nessuna ricostruzione a posteriori per quanto accurata può sperare di restituire.
La scelta dei curatori Domenico Gallo e Italo Poma è quella di fornire nello spazio concesso dalle 434 pagine del volume un ampio spettro di storie, selezionate con un profondo e minuzioso lavoro di documentazione e recupero in pubblicazioni spesso ingiustamente dimenticate dalla critica, che della Resistenza coprono anche aspetti meno conosciuti, a lungo considerati “scabrosi”: il rapporto con i prigionieri e i collaborazionisti, il mantenimento della disciplina, la partecipazione alla lotta di ebrei e di intellettuali, il ruolo combattente delle donne. Oggi fa impressione sentire dal ricordo di Lidia Menapace che le donne, anche quelle che avevano partecipato armi in pugno alla guerra, non sfilarono alla parata della Liberazione nel ’45 con la scusa che il popolo potesse crederle “le puttane dei partigiani”: era il retaggio di vent’anni di deformazione culturale, senza contare secoli di onnipresenza cattolica, una maniera di pensare assorbita anche dai dirigenti di un paese che risorgeva dalle macerie.
Il lavoro di recupero del materiale, condotto con amore filologico diretto a recuperare non la pagina più vera, ma quella più sincera, ci restituisce una serie di nomi che avrebbero in seguito conquistato un posto nella vita del paese, nella letteratura e nella memorialistica piuttosto che nella politica. Aldo Capitini, Giorgio Caproni, Angelo Del Boca, Carlo Levi, Lidia Menapace, Massimo Mila, Guido Piovene, Nuto Revelli, Alberto Savinio, Renata Viganò sono gli autori dei testi selezionati, insieme a molti, molti altri, spesso ingiustamente appannati – e altri ancora poco sconosciuti, in un singolo caso perfino forzatamente sconosciuto: l’ignoto “partigiano anonimo” del quale Angelo Del Boca ha rinvenuto un “dizionario” manoscritto di termini collegati alla resistenza armata, arguto e intelligente, perfino ironico malgrado le condizioni in cui è stato scritto. Purtroppo non è stato possibile attribuirne la paternità, né l’autore non ha potuto rivendicarla: è un documento divertente e toccante che testimonia come, malgrado anni di disincentivo al pensiero autonomo, la presa di coscienza abbia portato con sé un ripensamento generale sull’ingiustizia politica e sociale. La liberazione del pensiero dalla mediocrità e dal conformismo fascista è anche una redenzione del linguaggio, e l’uso della parola “democrazia” diventa veicolo di affrancamento.
Ogni sezione è introdotta da una breve prefazione dei curatori, i quali si sforzano di inquadrare l’argomento nella cornice del progetto complessivo. A debita distanza dagli avvenimenti, dopo anni difficili in cui si è tentato in tutti i modi di rivedere al ribasso non solo l’immagine un po’ retorica e un po’ imbalsamata della lotta contro il nazifascismo, ma la sua stessa natura democratica,
La sorprendente freschezza di questo libro restituisce una dimensione umana e sincera degli individui che a quella guerra civile parteciparono. Una vocazione libertaria e talvolta ingenua che ha un precedente nella guerra di Spagna, che impegnò anche molti fra quelli che dopo l’armistizio presero la via della montagna: in entrambi i casi, come scrisse Orwell per spiegare la ragione della sua presenza nelle Brigate Internazionali a Barcellona, “ci si arruolava perché sembrava l’unica cosa da fare” per opporsi al fascismo.
Domenico Gallo, studioso di letteratura e esperto di linguaggio, collabora con “Articolo 21”. Lo storico Italo Poma è l’attuale presidente dell’Aicvas, “Associazione italiana combattenti volontari antifascisti di Spagna”.