di Chris Hedges
Chris Hedges, giornalista e attivista del movimento “Occupy Wall Street”, ha scritto un appassionante manifesto di denuncia della distruzione del sistema di istruzione statunitense che sembra parlare anche al mondo scolastico italiano: lo ripubblichiamo, con qualche modifica nella traduzione, dal blog “Z Net Italy” (qui il testo originale).
Una nazione che distrugge il proprio sistema educativo, degrada la sua informazione pubblica, smantella le proprie librerie pubbliche e destina le proprie onde radio a un intrattenimento stupido e dozzinale, diventa cieca, sorda e muta [1]. Stima i punteggi nei test più del pensiero critico e dell’istruzione, celebra l’addestramento meccanico al lavoro e la singola, amorale abilità nel far soldi. Sforna prodotti umani rachitici, privi della capacità e del vocabolario per contrastare gli assiomi e le strutture dello stato-azienda, e li incanala in una casta di gestori di droni e di sistemi. Trasforma uno Stato democratico in un sistema feudale di padroni e servi delle imprese.
Gli insegnanti, con i loro sindacati sotto attacco, stanno diventando sostituibili tanto quanto i dipendenti a paga minima di Burger King. Disprezziamo gli insegnanti veri — quelli con la capacità di suscitare nei bambini la capacità di pensare, quelli che aiutano i giovani a scoprire i propri doni e potenziali — e li sostituiamo con istruttori che insegnano in funzione di test stupidi e standardizzati. Il punto è che questi istruttori obbediscono, e insegnano ai bambini a obbedire. Il programma “No Child Left Behind”, sul modello del “Miracolo Texano”, è una truffa: non ha funzionato meglio del nostro sistema finanziario deregolamentato. Ma quando si esclude il dibattito, queste idee morte si autoperpetuano.
Il superamento di test a scelta multipla celebra e premia una forma peculiare di intelligenza analitica, apprezzato dai gestori e dalle imprese del settore finanziario che non vogliono che dipendenti pongano domande scomode o verifichino le strutture e gli assiomi esistenti: vogliono che essi servano il sistema. Questi test creano uomini e donne che sanno leggere e far di conto quanto basta per occupare posti di lavoro relativi a funzioni e servizi elementari. I test esaltano quelli che hanno i mezzi finanziari per prepararsi ad essi, premiano quelli che rispettano le regole, memorizzano le formule e mostrano deferenza all’autorità. I ribelli, gli artisti, i pensatori indipendenti, gli eccentrici e gli iconoclasti — quelli che pensano con la propria testa — sono estirpati.
«Immagina», ha detto un insegnante di scuola pubblica di New York che ha chiesto di rimanere anonimo, «di andare ogni giorno al lavoro sapendo che molto di quello che fai è disonesto, sapendo che non stai affatto preparando gli studenti alla vita in un mondo che diventa sempre più brutale, sapendo che se non continui, secondo copione, con i tuoi corsi di preparazione ai test, e anzi se non migliori al riguardo, resterai senza lavoro. Fino a pochissimo tempo fa, il preside di una scuola era qualcosa di simile a un direttore d’orchestra: qualcuno che aveva una profonda esperienza e conoscenza della parte e della collocazione di ogni membro e di ogni strumento. Negli ultimi dieci anni ho assistito all’emergere sia dell’Accademia della Leadership del [sindaco di New York] Mike Bloomberg, sia dell’Accademia dei Sovrintendenti di Eli Broad, entrambe create esclusivamente per produrre all’istante dirigenti e sovrintendenti che si modellano sugli amministratori delegati delle imprese. Come è possibile che una cosa del genere sia legale? Come vengono riconosciute tali accademie? Qual è la qualità di un dirigente di cui ha bisogno una “accademia della leadership”? Che tipo di società consente a simili persone di amministrare le scuole dei suoi bambini? I test di alto livello, possono essere privi di valore da punto di vista pedagogico, ma sono un meccanismo eccezionale per minare il sistema scolastico, instillando paura e creando una giustificazione perché se ne impossessino le imprese. C’è qualcosa di grottesco nel fatto che la riforma dell’istruzione sia diretta non da educatori bensì da finanzieri e speculatori e miliardari».
Gli insegnanti sono sotto attacco da ogni direzione, e stanno abbandonando la professione. Già prima della guerra-lampo della “riforma” stavamo perdendo metà di tutti gli insegnanti nell’arco di cinque anni da quando avevano iniziato a lavorare: e si trattava di persone che avevano speso anni nella scuola e molte migliaia di dollari per diventare insegnanti. Come può il nostro paese aspettarsi di trattenere professionisti dignitosi e preparati di fronte all’ostilità delle condizioni attuali? Sospetto che i gestori di fondi speculativi che stanno dietro il nostro sistema delle scuole parificate — il cui interesse principale non è certo l’istruzione — siano felicissimi di sostituire i veri insegnanti con istruttori non sindacalizzati e scarsamente addestrati. Insegnare sul serio significa instillare i valori e il sapere che promuovono il bene comune e proteggono una società dalla follia dell’amnesia della storia. L’ utilitaristica ideologia industriale abbracciata dal sistema dei test standardizzati e delle “accademie della leadership” non ha tempo per le sottigliezze e le ambiguità morali tipiche di un’educazione alle arti liberali. L’industrialismo ruota intorno al culto dell’io: è incentrato sull’arricchimento e il profitto personale come solo fine dell’esistenza umana, e quelli che non si adeguano sono messi da parte.
«È davvero avvilente scoprire che in realtà stai mentendo a questi bambini facendo credere loro che questo regime di programmi aziendali di letture e di test standardizzati li stia preparando a qualcosa», ha detto questo insegnante, che temeva di subire rappresaglie dagli amministratori scolastici se questi avessero saputo che stava parlando fuori dai denti. «È ancor più avvilente sapere che per guadagnarti da vivere devi sempre più dal sostenere questa bugia. Come mai gli amministratori dei fondi speculativi siano improvvisamente tanto interessati all’istruzione dei poveri delle città? Perché lo scopo principale di questa mania dei test non è valutare gli studenti, ma di valutare gli insegnanti».
«Non posso dirlo con certezza — non con la certezza di un Bill Gates o di un Mike Bloomberg che pontificano con certezza assoluta in un campo del quale non sanno assolutamente nulla — ma sospetto sempre più che uno degli obiettivi principali della campagna per la riforma sia di rendere il lavoro dell’insegnante così degradante e offensivo che gli insegnanti dignitosi che ancora mantengono ancora un po’ di rispetto per sé stessi, andranno via», ha aggiunto. «In meno di un decennio siamo stati spogliati dell’autonomia e siamo sempre più controllati fin nei minimi particolari. Agli studenti è stato dare il potere di licenziarci per il fallimento nei loro test. Gli insegnanti sono stati assimilati a porci al truogolo e incolpati del collasso economico degli Stati Uniti. A New York ai dirigenti scolastici è stato dato ogni incentivo, sia finanziario sia in termini di controllo, perché sostituiscano gli insegnanti esperti con reclute di 22 anni fuori ruolo: costano meno, non sanno niente e sono malleabili e licenziabili».
La demonizzazione degli insegnanti è un’altra finzione propagandistica, un modo, da parte dell’industria, di distogliere l’attenzione dal furto di circa 17 miliardi di dollari in stipendi, salari e risparmi a danno dei lavoratori statunitensi e da una situazione in cui un lavoratore su sei è disoccupato. Gli speculatori di Wall Street hanno saccheggiato il Tesoro statunitense, hanno ostacolato ogni sorta di regolamentazione, hanno evitato incriminazioni penali: stanno svuotando i servizi sociali fondamentali, e ora pretendono di amministrare le nostre scuole e università.
«Gli autori della riforma hanno non solo rimosso l’esistenza della povertà: hanno anche rimosso l’esistenza di attitudini e motivazioni degli studenti», ha detto questo insegnante, che è membro di un sindacato insegnanti. «Sembrano credere che gli studenti siano qualcosa di simile alle piante cui basti dar acqua ed esporle al sole del tuo insegnamento perché fioriscano. Questa è un delirio che offende sia gli studenti che gli insegnanti. Questi riformatori sono venuti fuori con una varietà di piani insidiosi promossi come passi per professionalizzare il lavoro degli insegnanti. Essendo tutti uomini d’affari che non sanno nulla del settore, non c’è bisogno di dire che ciò non si fa dando agli insegnanti autonomia e rispetto. Usano remunerazioni basate sul merito in cui gli insegnanti degli studenti che fanno bene nei test a risposta multipla ricevono più soldi e gli insegnanti i cui studenti non fanno così bene nei test a risposta multipla, ricevono meno soldi. Naturalmente ciò potrebbe essere corretto solo se in ogni classe si avesse un gruppo identico di studenti: una cosa impossibile. Lo scopo vero della remunerazione in base al merito consiste nel dividere gli insegnanti gli uni dagli altri spingendoli alla caccia agli studenti più brillanti e più motivati e a istituzionalizzare ulteriormente l’idea idiota dei test standardizzati. C’è una qualche diabolica intelligenza dietro in tutto ciò».
«Se si può dire che l’amministrazione Bloomber sia riuscita in qualcosa», ha detto, «è nell’aver trasformato le scuole in un Bagaglino [2] in cui gli insegnanti corrono di qua e di là chiedersi come accontentare i propri dirigenti scolastici, se la propria scuola sarà aperta per un altro anno, se il sindacato sarà ancora lì a offrire un qualche genere di protezione, se quest’altro anno avranno ancora un posto di lavoro. Così non si gestisce un sistema scolastico, lo si distrugge! I riformatori e i loro compari nei media hanno creato un mondo manicheo, dividendo gli insegnanti tra cattivi ed efficienti. In questo universo alternativo non ci sono altri fattori. Ovvero, tutti gli altri fattori — come povertà, genitori depravati, malattie mentali e denutrizione — sono solo scuse del Cattivo Insegnante che possono essere superate col duro lavoro e l’Insegnante Efficiente».
Gli esseri umani davvero istruiti diventano consapevoli. Diventano autoconsapevoli, non mentono a sé stessi, non fingono che la truffa sia una cosa morale o che l’avidità delle imprese sia una cosa buona, non pretendono che le esigenze del mercato possano giustificare moralmente la denutrizione dei bambini o la negazione dell’assistenza medica ai malati, non scacciano di casa 6 milioni di famiglie considerate costi a carico delle imprese. Il pensiero è un dialogo con il proprio io interiore. Quelli che pensano pongono domande, domande che coloro che detengono l’autorità non vogliono siano poste: ricordano chi siamo, da dove veniamo e dove dovremmo andare. Restano eternamente scettici e diffidenti nei confronti del potere, e sanno che questa indipendenza morale è l’unica protezione dal male radicale che deriva dall’incoscienza collettiva. Questa capacità di pensare è un baluardo contro ogni autorità centralizzata che cerchi di imporre un’ottusa obbedienza. Come comprese Socrate, c’è un’enorme differenza tra l’insegnare alle persone cosa pensare e l’insegnar loro come pensare. Quelli che sono dotati di una coscienza morale rifiutano di commettere delitti, anche quelli approvati dallo Stato-impresa, perché alla fine non vogliono vivere con dei criminali, cioè con sé stessi.
«È meglio essere in conflitto con il mondo intero che essere in conflitto con me stesso», disse Socrate.
Quelli che sono in grado di porre le domande giuste sono armati della capacità di fare una scelta morale, di difendere il bene contro le pressioni esterne. Ed è per questo che il filosofo Immanuel Kant pone i doveri che abbiamo verso noi stessi prima dei doveri che abbiamo verso gli altri. Il riferimento, per Kant, non è l’idea biblica dell’amore per sé stessi — ama il tuo prossimo come te stesso, fai agli altri quello che vorresti che essi facessero a te — ma il rispetto di sé. Quel che ci dà valore e significato come esseri umani è la capacità di sollevarci ed opporci all’ingiustizia e alla vasta indifferenza morale dell’universo. Una volta morta la giustizia, come sapeva Kant, la vita perde ogni significato. Quelli che obbediscono docilmente alle leggi e alle norme imposte dall’esterno — comprese le leggi religiose — non sono esseri umani morali: l’adempimento di una legge imposta è qualcosa di moralmente neutro. Chi è realmente istruito mette la propria volontà al servizio di una più alta istanza di giustizia, empatia e ragione. Socrate ha sostenuto la stessa tesi quando ha detto che è meglio patire il male piuttosto che farlo.
«Il male più grande che sia stato perpetrato», ha scritto Hannah Arendt, «è il male commesso dai nessuno, ovvero dagli esseri umani che rifiutano di essere persone».
Come ha puntualizzato la Arendt, dobbiamo aver fiducia soltanto in coloro che hanno questa autoconsapevolezza. Questa autoconsapevolezza viene solo dalla coscienza; viene dalla capacità di guardare al crimine che viene commesso e dire: «Io non posso!». Dobbiamo temere, ha ammonito la Arendt, quelli il cui sistema morale è costruito sulla struttura inconsistente della cieca obbedienza. Dobbiamo temere quelli che non sono in grado di pensare: le civiltà prive di coscienza si trasformano in autoritarie terre desolate.
«I malvagi peggiori sono quelli che non ricordano perché non hanno mai prestato attenzione alla questione e, senza memoria, niente può trattenerli», scrive Arendt. «Per gli esseri umani, pensare al passato significa muoversi nella dimensione della profondità, gettando radici e rendendosi così stabili, in modo da non essere spazzati via da qualsiasi cosa possa accadere, lo Zeitgeist, la Storia o la semplice tentazione. Il male più grande non è profondo, non ha radici, e poiché non ha radici non ha limiti, può arrivare a estremi impensabili e spazzare il mondo intero».
Note al testo
[1] Nel testo originale «deaf, dumb and blind», probabile citazione da “Pinball Wizard” degli Who (in Tommy): «That deaf dumb and blind kid / Sure plays a mean pin ball!»
[2] Nel testo originale «stress factory». Lo “Stress Factory” è un Comedy club del New Jersey.